testimonianze + 2015 agosto 10, Guatemala 

 

Care amiche e amici,

un affettuoso saluto dal Guatemala dove sono tornato con Quenia un mese fa.

Pensavo di aspettare la fine del mese prima di scrivervi, perché penso che ancora parecchi di voi saranno in vacanza. Troveranno la mia lettera quando torneranno a casa.

 

IMPRESSIONI MOLTO CONTRADDITTORIE SULL’ULTIMO SOGGIORNO IN EUROPA

Quando stavo con voi di Amistrada o della Rete belga mi sentivo molto bene in mezzo ad amici che continuano ad appoggiare le nostre ragazze e ragazzi di strada. L’assemblea di fine giugno nella sede della comunità di base di S. Paolo a Roma è stata come sempre una festa dell’amicizia.

Però bastava accendere la televisione per essere immerso in un mondo totalmente differente, nel quale si parla solo di mercato e di borsa, di soldi insomma. Si parlava soprattutto della Grecia di Tsipras che non accettava le esigenze del mercato e non voleva pagare il debito pubblico. Il debito pubblico è la forma moderna di furto ed estorsione che utilizziamo da decenni per saccheggiare i Paesi del sud del mondo.

L’ignobile accordo imposto alla Grecia dalle banche e dall’Unione Europea segna per molti di noi la fine del sogno europeo. Di un Europa pacifica e solidale, di un Europa sociale in cui i diritti fondamentali di tutte le persone sarebbero stati rispettati, un Europa fedele agli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza della rivoluzione francese e di giustizia sociale della rivoluzione russa. L’Europa si è rivelata nella sua cruda realtà: è solo un mercato capitalistico.

Ma la storia non è finita: in tutti i gruppi di amicizia che ho visitato c’è già un Europa diversa nella condivisione e nel rispetto di tutte le persone e nell’accoglienza ai fratelli che cercano da noi un rifugio e una vita decente.

Anche i gruppi di Amistrada sono la speranza di un Europa distinta, democratica che non si lascia ingannare dai governi e dai partiti sottomessi ai grandi capitali.

 

ANCHE IN GUATEMALA LA SPERANZA NON E`MORTA

Al mio ritorno ho trovato un Guatemala molto diverso da quello che avevo lasciato il 19 aprile scorso. Un Paese in preda a una profonda crisi politica. Cosa era successo? Si sa che i presidenti eletti non rispettano le loro promesse elettorali e approfittano del potere per arricchirsi, loro, i loro vice presidenti, i loro amici nei vari ministeri ed enti pubblici. Però ci sono dei limiti da non superare e la vice-presidente li aveva superati ampiamente rubando con una avidità patologica, comprando proprietà di lusso in Guatemala e all’estero, alleandosi troppo apertamente con i narcotrafficanti.

Era troppo per gli Stati Uniti e per il CACIF, confederazione dei vari rami dei produttori e dei commercianti. Gli Stati Uniti sono maestri nell’arte di organizzare proteste sociali. Nell’ultima decade di aprile la “commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala” emanata dalla Nazioni Unite ha rivelato che l’ufficio di raccolta delle imposte era in mano a una banda criminale il cui capo era il segretario personale dalla vice-presidente.

La diffusione di queste notizie ha provocato la collera delle classi medie urbane, base elettorale del generale presidente Otto Pérez Molina, già molto scoraggiata perché il loro presidente non aveva eliminato la violenza e l’insicurezza e per di più l’aveva tartassata con imposte che non toccavano minimamente le società transnazionali e le imprese della classe dominante.

Il 26 aprile decine di migliaia di persone allertate dalle reti sociali si sono radunate nella Piazza Centrale della capitale e nelle altre grandi città del Guatemala per protestare contro la corruzione, una ribellione apparentemente spontanea. Questo movimento ha provocato rapidamente la partecipazione degli studenti universitari della San Carlos e di altre università private, di sindacati, di movimenti popolari e di organizzazioni indigene. Il numero di manifestanti è aumentato notevolmente nelle manifestazioni del 1 e del 16 maggio. La Baldetti è stata sacrificata e obbligata a dare le dimissioni. I manifestanti volevano molto di più e prima di tutto le dimissioni del generale Otto Pérez Molina, che aveva nominato molti dei suoi amici ai posti chiave, nell’ufficio delle imposte, nell’istituto di sicurezza sociale e persino nel banco del Guatemala. L’ambasciatore (in Guatemala quando si parla dell’ambasciatore o dell’ambasciata si sa che si parla degli Stati Uniti, il potere forte in questo Paese) si è opposto con il pretesto che la costituzione doveva essere rispettata. Pérez Molina difende gli interessi dell’impero nord-americano. Le dimissioni della Baldetti e la promessa di una riforma della legge elettorale e sui partiti politici, hanno avuto come effetto di smobilitare la classe media e di ridurre drasticamente il numero dei partecipanti alle manifestazioni che si succedono ogni settimana ancora oggi. Si sono formate 2 assemblee, una che raduna movimenti e organizzazioni social-popolari (alla quale si riferisce il MoJoCa) che elaborano proposte per un cambio radicale del Guatemala e il rispetto dei diritti delle classi oppresse e delle comunità indigene. E´ in questo contesto che si svolgeranno le prossime elezioni in 2 turni, uno alla fine di settembre e il secondo alla fine di novembre. Il partito patriottico del generale Pérez Molina ha perso ogni credibilità. I 2 partiti che i sondaggi presentano come i favoriti sono il partito di Manuel Baldison e la UNE di Sandra Torrez, ex moglie del presidente Colon “social democrata” del governo precedente quello del generale.

Baldison ha la fama di essere il candidato dei narcotrafficanti. E´ un negoziante e come tale agisce in politica: compra deputati eletti in altre liste e compra i voti degli elettori regalando materiale di costruzione per la casa, motociclette, televisori, frigoriferi, ecc. E’ un ottimo investimento dal quale spera di ricavare enormi proventi. “L’ambasciata” ha tentato di metterlo fuori gioco con rivelazioni sul candidato vice-presidente accusato di riciclaggio di denaro sporco. Questa accusa potrebbe avere come conseguenza una eliminazione del tandem presidente/vice-presidente alle prossime elezioni. Non senza ragione Baldison è andato a lamentarsi a New York con l’OEA (organizzazione degli stati americani) di ingerenza di potenze straniere negli affari interni del Guatemala.

La Torres, ex guerrigliera, anche lei sospettata come la maggior parte dei candidati alla presidenza di legami con i narcotrafficanti, gode di una certa simpatia in ambienti popolari perché durante il governo del suo ex marito aveva organizzato la distribuzione di viveri, opera sociale che gestiva in modo clientelare.

Il terzo candidato che raccoglie maggiori consensi è un certo Jimmi Moralez, noto commediante in Guatemala.

Si prevede una forte astensione nelle città. Gli studenti della San Carlos nel loro progetto di nuova legge elettorale propongono che il voto nullo sia considerato come un voto valido a tutti gli effetti. Nel senso che un candidato che non avesse raccolto per lo meno il 50%+1 di tutti i voti non sarebbe eletto; ma questa legge non sarà approvata prima delle elezioni.

Di sicuro il Guatemala non avrà nel 2016 un presidente che faccia gli interessi del popolo maya e dei ceti popolari. Il movimento di protesta, al quale ha partecipato attivamente il MoJoCa, avrà permesso a molti di interessarsi per la prima volta di politica e di prendere coscienza della realtà socio-economica e politica del loro Paese. Si sono formate alleanze tra associazioni studentesche, sindacali, indigene e popolari. Sono una speranza per il futuro di questo Paese.

 

IL MOJOCA NELLA TORMENTA CHE COLPISCE L’EUROPA E IL GUATEMALA

Tutti questi eventi ai quali abbiamo rapidamente accennato hanno evidentemente ripercussioni sul MoJoCa. Avremmo potuto ingenuamente pensare che un forte movimento di protesta contro la corruzione avrebbe calmato le persecuzioni poliziesche contro i gruppi di strada. Nient’affatto.

Il 24 maggio agenti della polizia municipale hanno aggredito 3 gruppi della Terminal rubando loro tutto ciò che avevano e picchiando alcuni di loro. Dunkan Jason, amico inglese che fa parte di un organizzazione evangelica, era presente, ha fotografato alcune scene e identificato alcuni agenti, presentando contro di loro una denuncia al ministero pubblico. Ci siamo associati e insieme abbiamo convocato una conferenza stampa, la quale purtroppo non ha interessato i giornalisti. La stampa non sta dalla parte dei giovani di strada.

Il 3 giugno agenti della polizia municipale stavano maltrattando un giovane vicino al gruppo di strada della Bolivar, un agente aveva il piede sopra la testa di questo giovane steso a terra. Uno dei nostri giovani si è avvicinato loro chiedendogli di non trattare in questo modo questa persona che non conosceva affatto. Gli agenti hanno cominciato ad insultarlo e minacciarlo con un arma. Vedendo la scena, le ragazze e i ragazzi del gruppo si sono avvicinati per difendere il loro compagno e gli agenti hanno chiamato una pattuglia e arrestato il giovane che aveva protestato e una ragazza del gruppo, che per protesta aveva lanciato una pietra contro una macchina dei poliziotti. Nel frattempo uno dei nostri lavoratori era giunto sul posto. All’udienza gli agenti hanno accusato falsamente i 2 giovani arrestati di detenzione e spaccio di droga. Hanno presentato come prova una busta di plastica nera che conteneva dosi di marijuana. Il nostro lavoratore ha presentato una denuncia e domani ci sarà una seconda udienza alla quale sarà presente; si può sempre sperare che la giustizia faccia il suo dovere, ma succede raramente. Questo caso è particolarmente delicato perché nel luogo in cui sono avvenuti gli incidenti sono gli stessi poliziotti che proteggono gli spacciatori di droga, in cambio, naturalmente, di una sostanziale partecipazione ai proventi.

Il MoJoCa continua il suo lavoro di coscientizzazione e organizzazione affinché i giovani possano difendere i loro diritti. Ma anche la tormenta europea li colpisce con la caduta dell’euro. Nel 2007 1 € valeva più di 12 Q, adesso solo 8,40 Q. Quest’anno le associazioni che ci sostengono si sono impegnate per circa 320.000 €. Nel 2007 il MoJoCa avrebbe ricevuto 3.840.000 Q. Oggi invece rappresentano solo 2.688.000 Q. Una perdita netta di 1.152.000Q. Enorme.

Il MoJoCa fa fronte e siamo decisi ad andare avanti e a continuare la nostra missione con le ragazze e i ragazzi di strada.

Secondo le previsioni della nostra contabilità ci mancano un po’ meno di 700.000 Q per finire l’anno. Amistrada ci aiuterà con 450.000 Q. Starà a noi trovare il resto.

Abbiamo purtroppo dovuto ridurre il numero e il valore dei sostegni a distanza per i bambini e le borse di studio.

Ogni collettivo non solo tenterà di risparmiare, ma prenderà iniziative per tentare di trovare risorse materiali e finanziarie.

Per il momento la Casa 8 marzo ha preso il maggior numero di misure per affrontare la crisi: le ragazze utilizzeranno la piccola borsa che ricevono per comprare tutto ciò di cui hanno bisogno per la loro igiene personale, vestiti e scarpe. Organizzano una giornata festiva per i bambini e una lotteria, ma soprattutto parteciperanno in modo più intenso alla vendita di pizze anche il sabato.

Ci sono altre iniziative. Quenia per esempio ha lanciato una cassa solidale chiedendo a varie persone di dare qualcosa ogni mese e una volta di più sono le ragazze e i ragazzi del MoJoCa che rispondono in modo positivo.

Stiamo migliorando l’organizzazione dei laboratori nella speranza di giungere alla parità tra spese e guadagni alla fine di quest’anno.

La giunta da parte sua ha preso alcune decisioni, in particolare di aprire un conto bancario di solidarietà e di rilanciare in modo meglio organizzato la rete di amicizia in Guatemala.

Queste situazioni difficili sono opportunità di crescita, di aumento della solidarietà e dell’impegno.

Il comitato di gestione ha convocato il 21 agosto prossimo un assemblea generale per affrontare questo tema. Ho la certezza che il MoJoCa supererà questa crisi.

 

LA SOLIDARIETÁ DEI POVERI

L’esempio della solidarietà ci viene dai poveri. Potrei citare molti esempi, ma mi accontento di uno solo. In un quartiere periferico della città vive una famiglia povera: il padre lavora in una fabbrica dove taglia pezzi di cuoio che serviranno a fabbricare scarpe. Lavora solo 3 giorni alla settimana, non guadagnando il salario minimo che è già insufficiente per sostenere una famiglia. La mamma lavora qualche ora di qua e di la per lavare e stirare panni di altri. Hanno 3 bambine di 9, 8 e 1 anno. Hanno aperto una volta di più le porte dell’unica stanza che affittano a 2 bambine di 7 e 6 anni abbandonate dalla loro madre che è tornata in strada. Non hanno il necessario per vivere, ma condividono il poco che hanno con amore e felicità. Vivendo con i poveri capisco la parola di Gesù: beati i poveri e maledizione ai ricchi!

E’ molto difficile capire la vita dei poveri e a volte un espressione mi rivela qualche aspetto del vissuto della povertà. Ieri mattina, per esempio, la nostra ex-presidente l’avvocato Lucrezia Moralez ci aveva portato la prima colazione prima della sua partenza per un viaggio all’estero. Aveva messo in tavola una bottiglia di succo d’arancia, qualche croissant e biscotti. Avevo invitato le 2 bambine accolte dalla famiglia di cui ho parlato che avevano passato la notte nella 8 perché la domenica partecipano alla riunione delle Mariposas. Tornando la sera da quella che chiamano mamma, Esmeralda, la più grande delle 2 sorelle, ha detto: “Oggi abbiamo mangiato come i ricchi.” Nell’immaginario dei bambini poveri un bicchiere di aranciata e un croissant è la colazione dei ricchi!

Si fanno congressi, simposium, si scrivono libri su come salvare il pianeta e l’umanità. I poveri già sanno come. Basta condividere! E´ ciò che molti di voi, care amiche e amici di strada, state già facendo con le ragazze e i ragazzi della strada del Guatemala e con le persone che vi stanno attorno.

Grazie.

 

Gerardo