testimonianze + 2015 marzo 22, Guatemala

Care amiche e cari amici,

Una splendida festa dell’8 marzo.

Mai si è vista tanta gente al Mojoca: più di 180 presenti, giovani donne e uomini, la maggior parte dei quali ha partecipato alla manifestazione dell’8 marzo. Il gruppo del Mojoca, variopinto e vivace, ha sfilato con i gruppi di donne, in maggioranza indigene e meticcie, per rivendicare il diritto delle donne alla vita, alla terra, al lavoro e al rispetto.

Poi c’è stata la festa nella nostra casa della 13° strada. Dei Mariachi, con i loro grandi cappelli messicani, hanno cantato le arie tradizionali, accompagnati dai chitarristi, coinvolgendo tutti in un grande ballo. Si è poi iniziato il pasto al contrario, mangiando un delizioso dolce di fragole e panna, preparato da Yesenia, che ha ripreso la  direzione della panetteria-pasticceria. Le cuoche avevano preparato un piatto speciale, il “Pepian”, piatto tradizionale di carne cotta lentamente, in una salsa molto elaborata, in cui si mescolano 6 tipi di peperoni (alcuni freschi, altri secchi), dei pomodori, delle cipolle e alcuni legumi, dei semi di zucca e di sesamo: il tutto grigliato e macinato finemente: una delizia! Il pomeriggio si è preparato il pasto per il 9° anniversario della casa “ 8 di Marzo”, che ha consentito a decine di giovani donne di uscire dalla strada per inserirsi, con i loro figli, nella società. La vigilia, Nati e sua sorella erano di buon’ora al mercato del capolinea dei bus, per aspettare i contadini che vi portassero i loro prodotti freschi. Qua le due donne hanno mercanteggiato e comprato  grosse galline ruspanti, carne per il bollito, carne macinata, degli ossa, porri, cipolle, carote, rape, sedano, aglio, limone, funghi, timo, alloro, chiodi di garofano, pepe, noce moscata, sale,  burro, latte e pane biscottato.

Il giorno seguente, alle cinque del mattino, la carne e i legumi erano già sul fuoco. Terminata la cottura, si lascia riposare il brodo e alle 17 la sinfonia della cucina è cominciata con 8 musiciste e un direttore d’orchestra. L’opera da eseguire era la “poule au pot”, seguendo la partitura di mia madre e delle sue antenate contadine. Rosa tagliava le galline e il bollito, Caroline e Marjorie preparavano delle piccole polpette, che friggevano col burro, terminandone la cottura con del brodo. Abigaille puliva e cucinava i funghi. Natie preparava il riso, Paula tagliava gli ortaggi e Béatrice curava la besciamella. Kenia filtrava il brodo e Maira lavava i piatti. Tutte le altre hanno pulito la casa e hanno preparato la grande sala da pranzo, che attendeva una cinquantina di invitati. La sinfonia pastorale si è quindi trasferita nella sala da pranzo. Gentili e sorridenti ragazze offrivano a ogni invitato un piatto di brodo, pane abbrustolito e un bouquet di ortaggi . Dopo seguiva un piatto con riso, gallina, bollito, piccole polpette e funghi, il tutto generosamente condito con salsa besciamella. Quindi è stata la volta del dolce, preparato da Tamara e dalle altre ragazze della pizzeria. Claudia ha recitato la bella poesia di Rabrinadath Tagore, “Donna tu sei mezza donna e mezza sogno, creazione di Dio e del cuore degli uomini”. Qualche lacrima e un commosso arrivederci al 10° anniversario.

Il primo gennaio 1994, in occasione del mio secondo viaggio in Guatemala, avevo invitato una ventina di ragazze della strada in un bel ristorante messicano e vederle riunite attorno a una tavola, mi aveva commosso. Io ho sempre sognato un’immensa tavola riempita di piatti deliziosi per tutti i bambini, le ragazze e i ragazzi  della strada ed è l’immagine che mi faccio della nuova umanità, dove tutto si condivide, senza alcuna distinzione di razza, classe sociale, genere, età e senza alcuna discriminazione!

2014: una buona annata per il Mojoca.

Ogni mese, i collettivi e i responsabili dei 19 programmi del Mojoca, fanno una valutazione del loro lavoro, con l’obiettivo di migliorare il mese successivo. Alla fine di ogni trimestre e alla fine dell’anno, noi ne discutiamo insieme e inviamo queste informazioni, molto dettagliate, a tutte le associazioni che ci sostengono. E’ un resoconto di circa 50 pagine, in spagnolo, che invieremo volentieri a chi ne farà richiesta. Al Mojoca tutto è trasparente! Ognuno può consultare i conti e le fatture di ogni spesa. Tutte le riunioni sono aperte a chi vuole parteciparvi. Noi pratichiamo rigorosamente la democrazia di base e gli organi amministrativi sono al servizio della collettività e non al di sopra. Credo sia importante comunicarvi le informazioni principali di questo resoconto.

40 persone (di cui 15 giovani donne, 8 giovani uomini e 17 bambini) hanno incominciato la loro vita nella società: 10 di loro provenivano direttamente dalla strada. La maggioranza aveva soggiornato nella casa 8 di Marzo o in quella dei ragazzi e ciò li ha aiutati a prendere la decisione di abbandonare definitivamente la strada.

Questo risultato è eccezionale! Ma occorre rilevare, tuttavia, che i giovani si sono inseriti nella povertà, con un lavoro in nero, che raramente offre risorse sufficienti per rispondere ai bisogni essenziali di una persona e d’una famiglia. È difficile per gli europei, che non sono mai usciti dal loro paese, rendersi conto dell’infinita povertà del terzo mondo.

Facciamo l’esempio del gruppo delle “Quetzalitas”, che comprende 46 giovani donne, uscite dalla strada. Solamente 6 di loro hanno un lavoro regolare, con un contratto salariale e legale minimo (comunque insufficiente per coprire tutte le spese di una famiglia). Altre 4 lavorano come apprendiste nel Mojoca. Tutte le restanti 36, hanno un lavoro in nero: vendono cibo, vestiti, scarpe, prodotti per l’igiene, caramelle; lavano e stirano biancheria ad ore, fanno le babysitter. Non è raro che esse e i loro bambini debbano saltare i pasti o, a volte, “rubare” per garantire un po’ di cibo ai loro figli. Se sono prese durante un furto, la pagano con anni di galera, come è successo a due tra loro. I veri ladri, quelli dell’oligarchia del governo e delle multinazionali s’arricchiscono con i loro furti  senza essere disturbati. altre 5 giovani donne, che non avevano più il necessario per pagare neanche una misera camera, sono tornate sulla strada.

I collettivi delle strade.

Nel 2014 abbiamo avuto un progresso molto netto a livello dell’organizzazione e dei risultati. Nelle situazioni difficili, i giovani riescono a organizzarsi, con l’aiuto del Mojoca, per difendersi e limitare i danni, come è accaduto in agosto 2014, quando la polizia municipale e nazionale ha espulso violentemente dalla loro dimora (un vecchio lavatoio pubblico) i giovani  del gruppo della Bolivar. Tutte le giovani donne della strada  hanno messo al sicuro i loro figli allontanandosi con loro dalla strada o affidandoli a familiari: in tal modo sono riuscite a evitare un’adozione non richiesta  o l’affidamento a una istituzione per minori (dove spesso i bambini sono maltrattati).

Ci sono anche stati progressi evidenti, nei collettivi delle strade, nell’igiene e nella cura della salute. 40 giovani hanno partecipato ai test di individuazione dell’ HIV e solo uno è risultato positivo ricevendo le cure del caso. 57 ragazzi hanno potuto ricevere i documenti d’identità, di cui erano sprovvisti.

I giovani della strada hanno pure raccolto dei fondi, riciclando carta, cartoni e bottiglie di plastica.

La casa 8 marzo.

Solitamente regna una buona intesa tra gli abitanti, che si aiutano volentieri, in caso di bisogno, soprattutto prendendosi cura delle compagne che hanno gravi problemi di salute. Lo hanno fatto con Alonika. Una figura “leggendaria” della strada:  una giovane donna che viveva nel mondo dei sogni, che aveva un senso straordinario dell’umorismo e dell’attenzione agli altri. Comprando la casa avevo chiarito che ci sarebbe sempre stato un posto per Alonika, che ha sempre preferito vivere la libertà della strada, ma che vi ha trovato riposo  per gli ultimi giorni della sua esistenza. Le donne della casa si assumono una parte delle spese per i loro vestiti e la loro cura. Tuttavia c’è ancora uno sforzo da fare per acquisire la disciplina del lavoro.

La casa degli amici.

Quando sono arrivato in Guatemala, il responsabile di “Casa Aliancia”, potente organizzazione statunitense, ora sparita, m’aveva detto che era molto più facile lavorare con i ragazzi che con le ragazze. Per noi del Mojoca è vero il contrario: le ragazze sono molto più costanti dei ragazzi, perché nell’amore per i loro figli trovano la forza per rinunciare alla droga e alla vita di strada. Le responsabili della casa, con l’aiuto della psicologa e del comitato di gestione, hanno messo a punto  un programma per garantire una maggiore stabilità degli abitanti della casa e hanno già ottenuto risultati soddisfacenti.

La scuola dell’amicizia.

Anche in questo abbiamo notato dei progressi evidenti, dopo che 3 insegnanti, membri della JOC, hanno sostituito le maestre tradizionali, che trattavano gli allievi come bambini. Di fatto, esse non riuscivano a capire la filosofia dell’uguaglianza, dell’amicizia e dell’autogestione del Mojoca. Le nuove maestre devono tuttavia continuare a formarsi nella pedagogia della liberazione. C’è ancora una percentuale troppo alta di allievi  che abbandonano gli studi nel corso dell’anno. Dei 56 ragazzi che hanno frequentato la scuola, per periodi più o meno lunghi, solo 19 hanno superato gli esami di fine anno. Sono principalmente i ragazzi che vivono ancora sulla strada quelli che non perseverano nello studio. Metteremo, quindi, dei criteri più esigenti per ammetterli alla scuola, perché possano comunque avere corsi di alfabetizzazione nella strada o nella casa, nelle mattinate in cui svolgono  attività nel Mojoca.

Al contrario la proporzione di abbandono degli studenti che ricevono una borsa, per studiare nelle scuole fuori del Mojoca, è nettamente diminuita: scende dal 62,5% al 37,2% nel 2014. La loro vita precaria, le grosse difficoltà economiche, le malattie  spiegano questa percentuale di scacco.

Notiamo tuttavia che le cifre non rendono conto di tutta la realtà: ci sono ragazzi che non superano gli esami, ma che raggiungono una maturità umana, dei rapporti di amicizia, che valgono ben più di un diploma scolastico.

I gruppi di mutuo aiuto.

Il gruppo delle “Quetzalitas” è molto unito e solidale: le 46 ragazze, che ne fanno parte, condividono le spese del Mojoca, pagando la metà del costo dei pasti e raccogliendo dei fondi in proprio. Esse hanno deciso all’inizio dell’anno di prendere in mano il loro gruppo, senza l’aiuto delle educatrici, tuttavia, tendono a delegare ad alcune di loro la gestione del gruppo. Nel 2015 hanno deciso di invertire tale tendenza, rendendosi più autonome e responsabili.

Il gruppo di Nuova Generazione, composto da ragazzi usciti dalla strada, è meno numeroso. Al contrario, le “Mariposas” (i figli delle giovani che vivono nella casa o che fanno o hanno fatto parte delle “Quetzalitas”) sono 90. Quest’anno, abbiamo esigito che le bambine e i bambini partecipino, almeno una volta al mese, alle riunioni, per poter monitorare lo stato di salute fisica e mentale e, allo stesso tempo, per frenare i sintomi di maltrattamento. Qualora fosse necessario li avviamo ai servizi di salute e/o di psicologia. 

In media, una sessantina di bambine e bambini partecipano alle riunioni. Con i più piccoli, si organizzano attività ludiche e canti. I più grandi partecipano già alle decisioni dei loro gruppi, eleggono la loro rappresentante nel comitato di gestione e 4 coordinatrici o coordinatori delle attività.

Le “Mariposas”, sono l’infanzia, la gioia e l’avvenire!

Un avvenire che si rafforza quando entrano nel gruppo “Generazione del cambiamento”. 19 adolescenti, che si aprono a una cultura differente da quella dominante che trovano scuola, nella società e, persino, in famiglia. 4 di questi adolescenti hanno lasciato le loro famiglie per iniziare una  vita indipendente: 3 giovani hanno trovato lavoro e una ragazza si è sposata. Gli altri studiano, in gran parte, nelle scuole medie o superiori e la fondatrice, Germana, che molti di voi conoscono, nell’università.

I laboratori solidali Mojoca.

Voi vi ricorderete, certamente, di quella famosa assemblea del settembre 2012, alla fine della quale i giovani del Mojoca decisero all’unanimità di rivoluzionare la loro associazione, centrandola sul lavoro, come mezzo di sussistenza e ambiente di formazione umana, sociale e politica. È stata una decisione coraggiosa e rischiosa, perché i giovani di strada non hanno la disciplina del lavoro, non sono dei commercianti e non accumulano. Ma condividono e non sono schiavi dei padroni e delle imprese!

Una sfida difficile, una scommessa rischiosa:  ci siamo dati 3 anni per raggiungere il nostro obiettivo di equilibrio tra spese ed entrate. Il 2015 è il terzo anno. Abbiamo dovuto chiudere, provvisoriamente, il laboratorio di falegnameria, che non apportava alcun beneficio. Tale decisione è stata presa anche perché i ragazzi avevano la possibilità di frequentare un laboratorio di falegnameria del comune, dove ricevevano anche una piccola retribuzione e un insegnamento migliore che nel Mojoca.

Il nostro grande problema era la mancanza di insegnanti professionali. Questa lacuna è stata colmata. Noi abbiamo, nel laboratorio di cucito, una sarta professionista, che fa degli eccellenti prodotti. Dovremo trovare un mercato in Europa, ma, soprattutto, in Guatemala.

Il laboratorio di cucito è quello che accoglie gli apprendisti che vivono ancora nella strada.

Tale apprendimento consentirà loro di riprendere il controllo della loro coordinazione  psicomotoria, danneggiata dal consumo di alcol e droghe.

Noi non riuscivamo a trovare una persona capace di farsi carico del laboratorio di panetteria e pasticceria. Ora è fatto! Yesenia ha perso, proprio allora, un lavoro mal pagato in un ristorante e ha ripreso la responsabilità di quel laboratorio. Le tartine al formaggio, i panini farciti di prosciutto e formaggio sono eccellenti e possono conquistare un buon mercato: non sono inferiori, per qualità, a quelli di buone panetterie e pasticcerie.

La pizzeria continua nel suo slancio e abbiamo comprato due moduli di forno supplementari, che permettono di cuocere un centinaio di pizze in una mattinata. A parere degli intenditori, in particolare gli italiani che vivono in Guatemala o visitano il paese, le pizze del Mojoca sono le migliori della città: molto migliori di quelle industriali delle multinazionali statunitensi (‘Domino’, ‘Pizza Hut’ o ‘Pizza Maccheroni’). La nostra pizzeria vende più di trenta prodotti differenti, una dozzina di tipi di pizza, delle gaufrette belghe, pane e altri prodotti alimentari. Io credo nel futuro della pizzeria. Credo che si amplierà e si moltiplicherà! Abbiamo organizzato meglio l’integrazione con la Casa 8 di Marzo. Oltre alle due pizzaiole formate da Carmelo, 7 giovani donne della casa e le due responsabili, impareranno l’arte della pizza e percorreranno le strade del centro della città per vendere, in modo del tutto illegale, le nostre deliziose pizze.

La nostra cucina funziona meglio e prepara dei pasti appetitosi, evitando come la peste i prodotti industriali. Ha servito, nel 2014, 7493 colazioni e 11802 pranzi. Essa, ora, assicura i pasti per le riunioni delle “Quetzalitas” e “Mariposas” e per i lavoratori della pizzeria dell’8 marzo.

E tutti gli altri programmi.

Dovrei ancora parlarvi delle microimprese (ce ne sono state 11, in funzione nel 2014), della ricerca del lavoro, dell’adozione a distanza (90 nel 2014), del servizio sanitario, di quello psicologico, della formazione degli educatori e dei “leaders” del movimento, dell’autogestione (che si consolida, ma dev’essere sempre rinforzata), della comunicazione (che al momento conta sul notiziario elettronico, sul sito internet e su una pagina “facebook”), della collaborazione con numerose organizzazioni internazionali (il Mojoca è saldamente inserito nel movimento popolare nazionale e internazionale).

Nell’amministrazione abbiamo, attualmente, un’eccellente “équipe”; invieremo, a breve, i risultati di un controllo fatto da un’impresa indipendente, riconosciuta dal governo e dalle associazioni internazionali.

Ci sono ancora punti deboli, c’è ancora molto miglioramento da fare, ma il Mojoca ha delle radici profonde nella terra guatemalteca e continuerà a crescere e a estendersi, malgrado le tempeste che si prevedono.

La violenza del sistema dominante.

Mentre stavamo per scrivere questa lettera, ho ricevuto una telefonata, che mi annunciava che un attentato con granate era avvenuto nel pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, che è a cinque minuti a piedi dal Mojoca, così come un altro attentato era successo alla posta. Vi ho mandato, alcuni giorni fa, una lettera sull’assassinio di Jonathan (un ragazzo di 23 anni che faceva parte del Mojoca).

La violenza aumenta nel periodo elettorale e, nel prossimo settembre, si eleggerà il nuovo presidente del Guatemala.

La gente non si fa illusioni, sa che i presidenti e i governi si succedono per derubarli e non per aiutarli. Sa anche che non sono i governi, né il presidente che governano realmente il Guatemala, ma l’ambasciata degli USA, le multinazionali, l’oligarchia locale e i narcotrafficanti. Sono questi i poteri forti nel Guatemala!

Quando si vive in mezzo alla violenza e alla miseria e si lotta per liberarsene, per costruire una società più giusta e fraterna, si capisce meglio ciò che succede nel mondo intero. E si apprezzano di più tutte le persone e tutte le associazioni che resistono, che non s’inginocchiano di fronte al potere, che vogliono continuare a vivere in piedi, come donne e uomini liberi. Il Mojoca fa parte di questa resistenza!

 

È nata una rete guatemalteca d’amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada

L’assemblea costituente si è svolta il 18 Marzo scorso. 30 persone, quattro delle quali rappresentavano associazioni amiche, hanno accettato il nostro invito.

Sono rimasti impressionati, a volte sconvolti fino alle lacrime, dalle testimonianze di dodici ragazze e ragazzi che hanno raccontato la loro vita e come, grazie all’amicizia e al rispetto che hanno trovato nel Mojoca, sono riusciti ad abbandonare la vita in strada. Il coro “Canta la Strada” ha eseguito 2 canzoni di Theresia Bothe. I laboratori hanno esposto e venduto i loro prodotti e si è offerto agli invitati una cena con pizze e leccornie della pasticceria e della cucina.

Questa rete neonata dovrà crescere per appoggiare il Mojoca con volontariato o donazioni varie. Questa rete era necessaria, in un momento in cui le donazioni ad Amistrada stanno diminuendo a causa del dominio delle banche e delle multinazionali, che stanno tentando di impadronirsi del continente europeo, come hanno fatto con quello americano, creando miseria e disperazione.

Penso che Amistrada abbia le forze sufficienti per rinnovarsi, creare altri gruppi ed opporsi assieme alle altre associazioni di base alla firma del pericoloso trattato di libero commercio e investimenti, conosciuto come TTIP.

La nostra democrazia, i nostri diritti, i beni comuni, sarebbero annientati, qualora questo trattato venisse approvato.

Grazie per la vostra amicizia e per i vostri bei successi nella resistenza al dominio delle multinazionali, che vogliono impadronirsi dell’Europa.

Spero d’incontrare molte e molti di voi quando rientrerò in Italia nel mese di Giugno.

Finisco questa lettera con un grande abbraccio da parte di tutte le bambine, i bambini, i  giovani di strada del Mojoca e naturalmente da parte mia. Care amiche e amici, siete nel cuore della strada.

Gerardo