testimonianze + 2013 Luglio 21 - Guatemala

 

AMISTRADA E IL MOJOCA SONO ANCHE PER NOI

 

Care amiche ed amici,

Sono di nuovo in Guatemala dal sabato 13 luglio, mi ha accompagnato Valeria Sarra, figlia dei nostri amici Mimmo e Nora, che si fermerà con noi tre settimane. Spero sempre che queste forti esperienze animino i giovani a raggiungere le file di Amistrada che ha bisogno di essere ringiovanito.

 

Naturalmente è troppo presto per parlarvi del Guatemala e lo farò verso la fine di agosto. Nella lettera di oggi vorrei solo parlare del mio soggiorno di tre mesi in Europa e comunicarvi riflessioni sulle nostre reti. Solo vi dico che la vicina della nostra casa della tredicesima strada continua con le denunce per disturbo acustico allo scopo di far chiudere il nostro centro educativo. Vi segnalo anche il libro, recentemente pubblicato in Guatemala, sulle esecuzioni dei giovani durante il genocidio e ancora oggi. Il Mojoca ha partecipato a questa importante ricerca.

 

L’ASSEMBLEA GENERALE DI APRILE

 

Come sempre è stato un incontro festivo tra amiche ed amici che condividono le stesse preoccupazioni e gli stessi sogni. Erano presenti amiche e amici di Formia, Caprarola, Roma, Milano e amiche del Veneto, di Livorno e di Napoli, Jacques Liesenborghs, presidente della rete belga. Ho avuto la gradevole sorpresa di vedere Santina e Marina di Milano, che hanno presieduto l’estrazione dei premi della lotteria che avevano promosso per la pizzeria, e che ha permesso di raccogliere 3.685 euro. Un bel risultato di una iniziativa che ha coinvolto i gruppi di Val D’Agri e di Roma. Spero che in futuro tutti i gruppi della rete possano partecipare a iniziative simili, che hanno il valore di essere lanciate da gruppi e non dal Comitato di Gestione. Santina ha animato tutto il dibattito.

 

Gli interventi di Denise di Livorno, che ha passato sei mesi con il Mojoca con il gruppo di strada, e di Chiara di Napoli, che ha vissuto la vita delle ragazze della 8 de Marzo insegnando loro l’arte della pittura su magliette, sono state accolti con molta attenzione.

 

Per vari motivi alcuni gruppi: Val d’Agri, Potenza, Firenze, Pinerolo e Treviso non erano rappresentati all’assemblea ed è mancato al dibattito il loro importante contributo. Un’altra gradevole sorpresa mi aspettava qualche giorno dopo, quando Chiara Riva mi ha scritto una lettera nella quale mi diceva che, contrariamente a quello che avevo scritto, il gruppo di Lecco non era scomparso e continuava a prendere iniziative nelle scuole come tradizione di questo gruppo. Chiara non può immaginare la gioia che ho risentito leggendo la sua lettera.

 

UN SOGGIORNO CON POCHI SPOSTAMENTI

 

Quest’anno ho prestato troppo l’orecchio all’età e alla cecità che avanzano e mi sono spostato rare volte. Sono andato a trovare persone che viaggiano ancora con più difficoltà di me, il mio amico Piero Nota, che per vari anni mi ha ospitato nella casa parrocchiale di El Limón e che ora vive a Torino. L’ho trovato in forma con la nostalgia tenace del Guatemala. Ho avuto così l’occasione di rivedere Angelina, Nico, Stefania e la sua famiglia di Pinerolo, sempre attivi per il Mojoca. Ho raggiunto in treno Milano dove ho incontrato il nostro gruppo animato da Santina e Marina, che già programmavano un concerto per il prossimo autunno. Ottavia mi ha invitato per un dibattito nella sua università, La Bicocca. Uno studente si è dichiarato intenzionato a formare un gruppo di amicizia nell’hinterland milanese. Ho incontrato anche Claudia Zaninelli, responsabile dei programmi latinoamericani di Mani Tese, che ci ha fortemente appoggiato in questi ultimi anni, sia finanziando la scuola e le borse di studio, sia partecipando in modo molto significativo al finanziamento delle ricostruzioni delle nostre case. Ci ha comunicato che, vista la crisi che colpisce anche questa associazione, il consiglio di amministrazione non potrà più finanziare la scuola e le borse di studio con fondi propri, ma che si potrebbero presentare richieste comuni a enti pubblici e privati.

 

Andando a Vitorchiano per sei ore di lezioni, evidentemente sul Mojoca, alla facoltà di Scienze della Formazione dell’IPU, mi sono fermato a Caprarola, dove ho visto Carmelo, da poco tornato dal Guatemala, dove per due mesi ha insegnato l’arte della pizza alle ragazze della 8 di Marzo. Grazie Carmelo, perché le pizze continuano ad essere di ottima qualità. Ho pranzato con il gruppo di amici di Caprarola e sono sicuro che con la presenza di Carmelo e di Orietta il gruppo sarà notevolmente rinforzato. Alla fine del mio soggiorno sono andato con Mirna Cuté a Formia e abbiamo cenato insieme con Salvatore, Marcello, Imma e Roberta, Fabia e Gianluca, Francesco e Angela ed altre amiche ed amici. Eravamo in 21. Dopo la cena ci siamo riuniti per ascoltare la testimonianza di Mirna che diceva che era grazie al Mojoca che era diventata ciò che è oggi. Ha parlato della creazione del gruppo delle Quetzalitas, dei primi anni dove si facevano le riunioni qua e là, dove qualcuno ci prestava un locale per riunirsi, della prima casa dove all’inizio c’erano solo i muri e si facevano le riunioni seduti per terra. Mirna ha detto che il primo gruppo delle Quetzalitas era formato da ragazze che uscivano da istituzioni, dal carcere o dalla strada. Di loro nessuna è tornata in strada. I loro figli non hanno mai conosciuto la vita di strada, hanno frequentato le scuole e alcuni sono già all’università. Nei primi tempi non avevamo nulla, solo l’amore.

 

UN RITORNO NEL MIO PAESE DI ORIGINE

 

Ho passato quasi sei settimane nel mio paese nativo e ciò non mi era mai più successo dalla morte di mia madre nel ’91. In Belgio la nostra rete è presente solo nella parte francofona, cioè nella Vallonia e a Bruxelles. Ho fatto molti incontri, due dibattiti e due interviste alla radio con Mirna, una lunga intervista a una rivista cattolica aperta. Ho incontrato rappresentanti delle associazioni belghe che finanziano il Mojoca. Una di loro ci ha messo in contatto con una fondazione austriaca interessata a finanziare il programma di strada. Con Jacques Liesenborghs siamo stati ricevuti dal presidente del sindacato cristiano di Lussemburgo e dai responsabili della pastorale operaia. Un’accoglienza molto calorosa. Il nostro progetto li interessa molto e ci hanno detto che dopo le elezioni sociali di novembre avrebbe fatto rinascere la ONG di solidarietà, praticamente scomparsa, per continuare la solidarietà tradizionale con i paesi francofoni dell’Africa e anche con il Mojoca. Un gruppo è nato in un comune del Belgio chiamato Rêves, nome promettente perché significa “sogni”. Il gruppo, animato da una mia nipote, comprende due insegnanti, tre giovani della scuola secondaria e altre persone. Penso che un altro gruppo si formerà prossimamente nella provincia di Namur e in un comune dove mi occupavo, dal 1953 al 1957, di un gruppo di bambini e adolescenti. Per puro caso ho ripreso contatto con il parroco di questo comune, che mi ha detto che i bambini di quel tempo si ricordavano ancora di me. Uno di loro mi ha poi chiamato, ci siamo visti due volte e abbiamo prospettato la creazione di un gruppo di amicizia. A Liegi, con Mirna siamo stati ospiti del centro sociale italiano, che già partecipa alla solidarietà con il Mojoca, e penso sia il luogo adatto per organizzare meglio il gruppo di questa città.

 

L’assemblea generale del Belgio, alla quale hanno partecipato Loretta e sua figlia Giorgia, ha riunito più di trenta persone, tra le quali 4 guatemalteche emigrate in Belgio, le più anziane, da più di 35 anni. Tutti i gruppi del Belgio erano presenti. Queste riunioni di lavoro sono soprattutto feste dell’amicizia, amicizia tra i presenti e amicizia con gli esclusi della Terra.

 

IL FUTURO DEL MOJOCA E DELLA SOLIDARIETÀ

 

I tempi che viviamo sono difficili e lo diventeranno sempre di più, tuttavia penso che la speranza non è morta e che le nostre reti e il Mojoca possano continuare a svilupparsi. Sulla base dell’esperienza di questi tre mesi passati in Europa vorrei rapidamente esprimere alcune riflessioni, sperando che saranno approfondite nel dibattito trasversale tra i gruppi di Amistrada:

 

1) Mi sembra indispensabile formare nuovi gruppi in posti diversi. Bastano uno o due persone convinte per radunare qualche amica e amico e formare un gruppo di amicizia tra di loro e con il Mojoca. 

2) È necessario anche ringiovanire Amistrada, cercando di invitare coppie che hanno bambini e anche giovani. Ma i giovani dovrebbero avere la loro autonomia di azione, perché loro vivono in un mondo che non è il nostro, il mondo degli sms, di facebook, di twitter, di watsup. Questi strumenti abitualmente utilizzati per fini frivoli ed esibizionisti potrebbero essere utilizzati per difendere Amistrada e far conoscere il Mojoca, sono un mezzo potente di conscientizzazione e di mobilitazione.

3) Continuare lo scambio e il dibattito tra i gruppi, non solo per comunicare iniziative ma soprattutto, come insistono Tina e Marina, per approfondire legami di amicizia e anche per prendere iniziative comuni. 

4) Tentare di essere presenti nei mezzi di comunicazione di massa: giornali, riviste, radio, televisione. Già si fa, ma tentiamo di farlo ancora di più. 

5) Intensificare la ricerca di adesione per il cinque per mille. 

6) Rinforzare il Comitato di Gestione, soprattutto con volontari a Roma. 

7) In Belgio, molto più che in Italia, la rete tenta di coinvolgere altre associazioni private o pubbliche. Lo facciamo già con la Tavola Valdese, ma forse si potrebbe estendere maggiormente questa iniziativa di collaborazione. 

8) In Belgio una fonte di risorse in continuo aumento è costituita dal cosiddetto “ordine permanente”, ossia versare senza spese sul conto di Amistrada ogni mese cinque, dieci o più euro. Questo non pesa molto sul bilancio familiare o personale. Mimmo sta facendo il necessario affinché si possa fare anche in Italia, e, dopo l’estate, potremo diffondere questo mezzo di solidarietà.

 

IL MOJOCA E AMISTRADA SONO PER NOI, NOI SIAMO IL MOJOCA E AMISTRADA

 

In questi tempi bui abbiamo bisogno del calore dell’amicizia, abbiamo bisogno di continuare a credere che è possibile costruire un mondo senza bambine e bambini umiliati e violentati in strada. La solidarietà che vogliamo non è l’elemosina ma la condivisione.

 

È tempo di finire questa lettera che ho dettato a Valeria e che abbiamo scritto a singhiozzo nei ritagli di tempo interrompendo una frase per mangiare un boccone, o bere un bicchier d’acqua, o rispondere a una telefonata, o ricevere una visita; questa è la vita del Mojoca.

 

Al suo ritorno in Italia Valeria vi racconterà la sua esperienza e io vi scriverò lettere della strada la prima verso la fine di agosto.

 

Buone vacanze e un affettuoso abbraccio,

Gerardo