testimonianze + 2013 Maggio 17, Roma

 

RICOMINCERA’ A CORRERE DEL SANGUE IN GUATEMALA

 

Il messaggio del vescovo Gerardi è di bruciante attualità.

 

Il 27 Aprile scorso i vescovi del Guatemala hanno pubblicato una lettera in occasione del quindicesimo anniversario dell’assassinio di Gerardi. Era vescovo nel Quichè nei peggiori anni del genocidio e dopo un esilio forzato fu nominato vescovo ausiliare della capitale. Coordinò un’inchiesta sulla violazione dei diritti umani durante il conflitto armato durato 36 anni. Inchiesta che mise in rilievo che almeno il 70% dei crimini di guerra erano stati commessi dall’esercito. Tre giorni dopo l’annuncio nella cattedrale della conclusione dell’inchiesta egli fu selvaggiamente assassinato. L’inchiesta sulla sua morte rivelò che questo crimine fu preparato dallo Stato Maggiore Presidenziale diretto in quel tempo dal generale Otto Perez Molina, attuale presidente del Guatemala. Furono condannati due militari  il capitano Lima e suo figlio, ma non i mandanti del delitto.

 

Un’inchiesta condotta con maggior rigore scientifico dall’ONU evidenziò una maggiore responsabilità dell’esercito con le prove che almeno nell’80% dei casi, i crimini erano dell’esercito e dei gruppi paramilitari.

 

I vescovi scrivono che le cause del conflitto armato, ossia la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi e la povertà che colpisce la stragrande maggioranza della popolazione, non sono state rimosse. Denunciano gli assassini dei leader indigeni e di quelli che si oppongono al saccheggio del paese da parte delle multinazionali minerarie. Chiedono ai guatemaltechi di riconciliarsi nella giustizia, riconciliazione che non significa impunità.

 

 LA FARSA DEL GENOCIDIO

 

Poco prima della pubblicazione della lettera una sedicente “fondazione contro il terrorismo” il cui presidente è il colonnello Ricardo Mendez Riuz e della quale fanno parte soprattutto ex militari, molti dei quali accusati di aver partecipato attivamente al genocidio, ha pubblicato su internet un documento intitolato la farsa del genocidio.

 

Secondo loro, il genocidio è solo un’invenzione dei terroristi marxisti che permette loro di ricevere sovvenzioni dall’estero, soprattutto dall’Europa. Chi sono questi pericolosi terroristi marxisti? I vescovi Samuel Ruiz e Alvaro Ramazzini, i gesuiti, molti sacerdoti (soprattutto spagnoli). Le loro attività terroristiche sarebbero finanziate dalle organizzazioni solidali, delle chiese francesi e tedesche, il “Comitato Contro la Fame e per lo Sviluppo”, “Adveniat” e “ Misereor”. Gli autori affermano che i terroristi adesso sono diventati lavoratori sociali che, nascondendosi dietro opere di aiuto allo sviluppo, continuano le loro pericolose attività sovversive .Questo documento farneticante non meriterebbe alcuna considerazione; però nel contesto attuale del Guatemala mi sembra preoccupante perché contiene liste/elenchi di questi terroristi cominciando dalla coraggiosa procuratrice generale della repubblica, Claudia Paz y Paz, i vescovi Ramazzini e Vian, numerosi dirigenti di associazioni civili, in maggioranza Maya, ma anche di promozione sociale e di difesa dei diritti umani, compreso l’ufficio dei diritti umani dell’arcivescovato del Guatemala e associazioni che si oppongono al saccheggio delle multinazionali.

 

Gli ex militari di questa fondazione contro il terrorismo chiedono l’espulsione dei volontari stranieri “terroristi”.

 

Leggendo la lista dei nomi, mi è tornata in mente la strategia della repressione durante le dittature militari, che iniziavano con l’eliminazione sistematica dei leader contadini, sindacali, e dei movimenti popolari. Recentemente un militare processato per “massacro di popolazione” in Cobàn dichiarò ad una giornalista: “il sangue ricomincerà a scorrere in Guatemala”.

Tutte queste sono solo dichiarazioni innocue senza conseguenza pratica di militari frustrati che sognano una rivincita?

 

RICOMINCERA’ LA GUERRA CIVILE IN GUATEMALA

 

Purtroppo anche dopo gli accordi di pace (che non sono stati applicati, come ricordano i vescovi guatemaltechi) il sangue non ha mai cessato di scorrere in Guatemala e il numero dei morti in questi ultimi anni, è persino superiore a quello degli anni del conflitto armato. Ci sono ancora squadroni della morte all’opera che compiono crimini politici, eliminando le idee sindacali e gli indigeni.

Questi squadroni potrebbero trovare indicazioni delle liste pubblicate dalla Fondazione contro il Terrorismo.

 

Il contesto internazionale e gli Stati Uniti; con la presidenza Obama, non sono favorevoli ad un intervento diretto dell’esercito. Non conviene al governo attuale del generale Perez Molina e di altri militari ministri. Qual è la posizione del governo del Guatemala? Intrattenere relazioni con gli ex militari della Fondazione contro il Terrorismo? Non ho elementi per rispondere a questa domanda e mi accontento di segnalare alcuni punti: dopo la condanna a 80 anni di carcere dell’ex generale Efraim Rios Montt, dittatore all’inizio degli anni ’80 in un periodo in cui avvennero molti massacri di popolazioni indigene, il presidente Perez Molina dichiarò: “ non posso dire se in Guatemala c’è stato o meno un genocidio”. Durante il suo discorso dopo la presa del potere di presidente mise in guardia le ONG straniere, che secondo lui non favorivano la riconciliazione nazionale. Il presidente utilizza i kaibiles, reparto militare incaricato di soffocare i movimenti popolari durante gli anni ’80, come forza di polizia del paese, nei quartieri popolari della capitale e la violenza non è diminuita in Guatemala come aveva promesso durante la campagna elettorale.

 

L’alleanza che esisteva durante gli anni del genocidio tra classe dominante, multinazionali, esercito è sempre attuale, però non ha più il sostegno del governo degli Stati Uniti e la partecipazione palese del governo, in compenso può contare sull’appoggio dei narcotrafficanti.

 

Il MOJOCA NELLA TORMENTA

 

Il Mjoca non è un isola felice in un paese in cui cresce miseria e violenza. Le ragazze e ragazzi di strada sono duramente colpiti dalla violenza e dalla mancanza di lavoro e spesso diventano violenti anche tra di loro. Il Mojoca lavora nel suo piccolo per contribuire a una vera riconciliazione nella giustizia difendendo i diritti dei più deboli e tentando di inserirli come cittadini responsabili nella società.

 

Già vi ho scritto della svolta che abbiamo fatto mettendo il lavoro al centro del nostro progetto, il lavoro come ambiente educativo e fonte di sussistenza. Per questo abbiamo ripreso il progetto delle micro-imprese e abbiamo dato una maggiore importanza ai laboratori di produzione di cucina, pasticceria, sartoria e falegnameria. Abbiamo iniziato attività produttive nella casa dei ragazzi e in quella delle ragazze; in quest’ultima abbiamo aperto nel mese di marzo una pizzeria e fabbricazione di altri alimenti in, particolare di “gaufrettes”, dolci tipici del Belgio. Carmelo, pizzaiolo di Caprarola nel viterbese, ha passato due mesi in Guatemala ad insegnare alle ragazze l’arte della pizza italiana. Le pizze Mojoca sono di eccellente qualità, senz’altro migliori di quelle industriali fabbricate da multinazionali come “pizza Hut” o “Domino” o catene Guatemalteche come “Maccaroni” che di italiano ha solo il nome. Devo dire sinceramente che molte delle pizze che ho mangiato in Italia, in questo mese non sono buone come quelle della 8 di marzo.

 

Tuttavia è ancora troppo presto per dire se riusciremo perché le difficoltà sono ingenti la crisi del sistema capitalista che colpisce l’Europa è decuplicata in Guatemala. Molte imprese, molte caffetterie chiudono. Andiamo quindi, contro corrente;, per di più le ragazze e ragazzi di strada non hanno mai lavorato e non hanno assimilato la disciplina del lavoro. Quando saremo in regola con tutte le prescrizioni amministrative, potremmo fare una pubblicità per la pizzeria, e penso che riusciremo a farla funzionare bene. Il laboratorio di cucina riesce ad andare avanti ma ancora non produce benefici mentre quelli di panetteria, pasticceria, sartoria e falegnameria hanno i conti in rosso. Stiamo riorganizzando e apriremo un punto di vendita e un piccolo ristorante popolare nella casa del Mojoca.

 

Dopo il fallimento del tentativo nel 2007 di micro-imprese, abbiamo elaborato una metodologia di preparazione e di accompagnamento dei giovani che intraprendono una micro-impresa. Abbiamo iniziato l’anno scorso con 20 micro-imprese e più della metà stanno funzionando bene. All’inizio, per il lancio della micro-impresa diamo solo 100 o 150 euro e poi un supplemento solo se l’impresa è condotta bene.

 

IN ITALIA

 

In Italia, malgrado la generosità di tutti voi, le donazioni per il Mojoca diminuiscono di anno in anno e c’è il rischio di perdere una sovvenzione di 100.000 euro per la scuola, che stavamo riformando per renderla più adatta a giovani adulti che vivono in strada o ne sono usciti da poco.

I responsabili dell’associazione che la finanziavano con sovvenzioni importanti per ben 10 anni, tenteranno di aiutarci in un altro modo, perché conoscono e amano il Mojoca. Forse saremo obbligati a sopprimere vari programmi e purtroppo vari impieghi;, questo dovrà essere deciso insieme. La scuola del Mojoca potrebbe sparire già nel prossimo anno e dovremmo iscrivere le alunne e gli alunni più stabili, nelle scuole pubbliche continuando l’alfabetizzazione per le ragazze e ragazzi di strada.

 

Il lavoro di strada, programma più importante del Mojoca, dovrà avere la priorità. La casa dell’8 marzo che permette a bambine e bambini di non subire la violenza della strada e alle loro madri di formarsi e vivere una vita indipendente è un altro programma che deve assolutamente continuare. La casa dei ragazzi è a rischio perché i risultati sono insoddisfacenti.

I gruppi di aiuto mutuo, Quetzalitas, Nuova Generazione, Mariposas e Generazione del cambiamento, potrebbero continuare senza troppe difficoltà perché non richiedono grandi spese; sarebbe però importante continuare i programmi di borse di studio e aiuto a distanza per le bambine e i bambini. Naturalmente i laboratori che riescono se non a ottenere grandi introiti, per lo meno a non avere perdite, dovranno continuare. Sono a rischio il servizio sanitario, psicologico e giuridico; si potrebbero indirizzare le ragazze e i ragazzi verso i servizi pubblici anche se meno efficienti e più costosi.

 

Come sempre sono stato sincero con voi. Insieme abbiamo aiutato le ragazze e i ragazzi di strada a costruire il loro movimento e insieme tentiamo di continuare la nostra missione. Continueremo a lottare, a resistere. Il Mojoca deve continuare perché è l’unica speranza delle ragazze e ragazzi di strada.

 

Prima di tornare in Guatemala, verso la metà del mese di Luglio, vi scriverò alcune riflessioni sulla situazione della solidarietà in Italia e in Belgio. Tutti siamo immersi nella crisi mondiale del sistema capitalista e riusciremo ad andare avanti e dare il nostro contributo per la costruzione di una società radicalmente diversa, nella misura in cui rimarremo fedeli ai nostri valori di amicizia e di condivisione.

 

Mando ad ognuna e ognuno di voi, alle vostre famiglie un affettuoso abbraccio con la speranza che possiate essere, malgrado tutto, felici e che non perdiate la speranza di un mondo diverso che insieme a tutti gli oppressi costruiremo,

Gerardo