testimonianze + 2012 agosto 18, Guatemala

 

Care amiche ed amici delle ragazze e dei ragazzi di strada,

 

poco alla volta state tornando dalle vacanze che spero siano state serene e riposanti. Io sono arrivato un mese fa in Guatemala e vi scrivo questa prima lettera dalla strada. Sto dettando la lettera a Ilaria che ieri è arrivata con Giuseppe e Serena, in rappresentanza del gruppo Amistrada Val d’Agri. Si fermeranno due settimane in Guatemala. Alla fine di questo mese arriverà Daniela del gruppo di Catanzaro, che si fermerà quattro settimane con noi. Il sud dell’Italia appoggia il sud del mondo con il quale ha in comune vari aspetti.

 

Ho ancora in mente le immagini e le impressioni del mio ultimo soggiorno in Europa, dei numerosi incontri avuti in Italia e in Belgio, in Svizzera e in Lussemburgo con persone amiche dei gruppi di amicizia. Ho visto che, malgrado il degrado continuo dell’economia globale dominata dalla dittatura delle grandi banche speculative, i gruppi della nostra rete resistono e vogliono continuare ad appoggiare il Mojoca.

 

L’INTELLIGENZA GENIALE DEI PADRONI DEL MONDO

 

Marx diceva che l’ultimo capitalista avrebbe venduto la corda con la quale sarebbe stato impiccato. Aveva sottovalutato la raffinatezza dell’intelligenza dei padroni del mondo che si stanno suicidando trascinando tutto il pianeta nel loro annientamento. Ricordiamo rapidamente ciò che la gente della mia età ha potuto osservare in questi ultimi decenni. Per aumentare i benefici le fabbriche sono state delocalizzate nei paesi del terzo mondo dove la mano d’opera costava poco e non era protetta dalla legislazione o dai governi di questi paesi. Hanno ottenuto indubbiamente prodotti molto più economici. Però, allo stesso tempo, il mercato si era ristretto perché milioni di persone che avevano perso il loro lavoro quando le fabbriche in Europa avevano chiuso le porte, non avevano le risorse sufficienti per continuare a comprare ciò che offriva il mercato. E ora, per riparare i danni causati dall’avidità della ricchezza, tagliano sempre di più le risorse delle masse popolari e quindi si restringe in modo pare irreversibile il mercato e uno dopo l’altro gli stati conosceranno la banca rotta.

 

Nel terzo mondo, Guatemala compreso, la delocalizzazione ha dato per un tempo un lavoro se pur sfruttato e malpagato a migliaia di persone.

Ora che non si vendono più i prodotti moltissimi perdono il lavoro e la disoccupazione aumenta a dismisura.

 

Allo stesso tempo le multinazionali controllate dalle grandi banche speculative, soprattutto statunitensi, devono produrre benefici ad ogni costo. Con la complicità del governo locale impiantano fabbriche inquinanti in tutte le regioni calpestando i diritti delle comunità indigene. La monocultura della palma nana e della canna da zucchero per produrre benzina ecologica per i paesi europei priva del lavoro e della terra decine di migliaia di contadini. Molti prodotti dovranno essere importati dall’estero e sta aumentando sempre di più il prezzo degli alimenti di base come il mais, il granturco o i fagioli. In regioni agricole regna la fame e molti bambini sono denutriti.

 

Come il governo dei militari affronta la disoccupazione

 

Va riconosciuto che il governo dell’ex generale Peres Molina è il primo che tenta di affrontare il problema della disoccupazione. In che modo? Afferma che le fabbriche devono essere competitive e sappiamo per esperienza europea ciò che significa, ossia una diminuzione dei diritti dei lavoratori, la mobilità, ecc. Per risolvere il problema della disoccupazione dei giovani il governo offre il servizio militare volontario con uno stipendio di 60 euro al mese. Ricordiamo che lo stipendio minimo è di quasi 200 euro al mese e che non è sufficiente a coprire i bisogni vitali di una famiglia di 4 persone. E’ previsto anche un servizio civile, finora non definito, e vari impieghi precari che come in Italia non permettono ai giovani di avere una vita indipendente.

 

LE SCHIAVE MODERNE

 

In questa fase ultima del capitalismo mondiale la schiavitù ha ricominciato a estendersi. Esiste anche da noi ma è più evidente in Guatemala.

 

Prendo l’esempio di Abi, una ragazza del Mojoca. Circa otto mesi fa ha avuto una crisi e si è rimessa a sniffare il solvente nel Parco Centrale. Stava con sua figlia di due anni e mezzo. Una pattuglia di polizia si rese conto di quanto avveniva e strappò la bambina alla madre. Un giudice la mandò in un’istituzione governativa.

 

Abi era disperata e voleva recuperare la figlia. Chiese aiuto al Mojoca. Per poter riavere la figlia doveva avere un lavoro e un alloggio decente. L’alloggio non era difficile da trovare nella casa dell’Otto marzo dove fu accolta subito; più difficile un lavoro, tanto più che Abi non ha studiato oltre la terza elementare. Abbiamo chiesto l’aiuto di un’amica che lavora nella sezione di protezione ai giovani del comune di Guatemala che è riuscita a farle dare un lavoro dall’impresa municipale della nettezza urbana. Abi lavora tutti i giorni del mese, con un solo sabato libero ogni 15 giorni. Inizia a lavorare alle 6 del mattino e finisce alle 7 di sera. Da mezzogiorno all’una ha un’ora per pranzare. Varie volte alla settimana è costretta a fare tre o quattro ore supplementari non pagate. Guadagna 120 euro ogni 15 giorni senza contributi o assicurazione di malattia.

Non ha neanche il diritto di bere un bicchiere d’acqua durante le ore di lavoro e i supervisori passano di continuo per verificare se è pulito il settore di cui ha la responsabilità. Il sindaco è orgoglioso della pulizia della città ma si guarda bene di vantarsi di come raggiunge questo risultato. Grazie a questo lavoro Abi ha ottenuto un mese fa che la bambina le fosse ridata, però per un periodo di prova che è supervisionato regolarmente da un’assistente sociale.

 

Avevo conosciuto la bambina prima che fosse mandata in questa istituzione, dove senz’altro è stata maltrattata. Quando l’abbiamo rivista nella casa era cambiata. Lei, che era sveglia, allegra, chiacchierona, era diventata taciturna e si isolava facilmente dalla compagnia degli altri bambini e, una volta che l’educatrice della casa si avvicinò a lei, le chiese: “mi vuoi picchiare?”. Adesso ridiventa poco alla volta la bambina di prima perché ha costatato che nessuno la picchia. Naturalmente le manca la mamma, che vede solo alla sera per qualche ora e due volte al mese per una sola giornata.

 

Abi è stanca del lavoro e a volte vorrebbe abbandonare tutto, ma tiene duro perché non vuole perdere sua figlia e anche perché ha la speranza di essere assunta regolarmente con un orario decente e tutti i contributi a lei dovuti.

 

VILMA E IL SOGNO AMERICANO, “AMERICAN DREAM”

 

Vilma ha trentatre anni e ha fatto parte del primissimo gruppo delle Quetzalitas. Se ricordo bene, già nel 1997 si era unita a un uomo che viveva nella stesa baraccopoli, il Mesquital, dal quale ebbe due figli.

All’inizio di questo secolo suo marito fu testimone di un assassinio, assieme a un suo familiare. I criminali ammazzarono il familiare e il marito di Vilma riuscì a scappare. Per mettersi al riparo e, allo stesso tempo, continuare ad aiutare la famiglia, decise di emigrare negli Stati Uniti in modo clandestino, “mojado” come si dice qui, ossia bagnato, perché per arrivare negli Stati Uniti si deve attraversare a piedi un fiume, dal quale si esce completamente inzuppati di acqua. Trovò una sistemazione da clandestino negli Stati Uniti, invitò la moglie a raggiungerlo pagando i coyotes, che aiutano i migranti a passare la frontiera in cambio di una retribuzione esorbitante. Per la stessa via fecero venire i due figli, ma dovettero subire il ricatto dei coyotes e pagare il doppio per riavere i bambini.

 

Vivevano la vita difficile degli immigrati clandestini in una piccola città, situata a circa 200 km da New York, obbligati a nascondersi di continuo, ad accettare qualsiasi lavoro e qualsiasi paga. Sono conosciuti dalla polizia e non è difficile reperirli. Basta essere all’uscita di un supermercato super economico dove si riforniscono o fermare le macchine vecchie, che solo gli immigrati usano. Però le autorità fanno finta di non sapere perché, per l’economia del paese, è comodo il lavoro nero e ipersfruttato dei clandestini.

 

In queste condizioni la piccola famiglia cresceva e nacquero altri due figli. Frequentavano con successo la scuola tanto che una loro bambina ricevette una lettera di congratulazioni per i suoi eccellenti risultati dallo stesso presidente Obama, un presidente che aveva suscitato tante speranze nei migranti clandestini latino-americani. Speranze purtroppo amaramente frustrate.

 

Tutto avrebbe potuto proseguire tranquillamente se Vilma non fosse stata colpita da un cancro. Gli immigrati non hanno il diritto alla salute, ma gli ospedali non rifiutano di fornirlo in caso di necessità. Gli interventi chirurgici e le cure necessarie costavano ben 600.000 dollari. Evidentemente Vilma non aveva le risorse per pagare fatture così elevate. E’ lo stato che assume il debito e tenta di recuperare qualcosa quando la famiglia avrà qualche risorsa. Vilma e suo marito dovettero vendere quasi tutto quello che avevano, conservando solo l’essenziale per vivere. Continuavano a dare ai loro figli tutte le cure e l’affetto necessario. Ma quando Vilma stava in ospedale e il marito andava a trovarla a volte i bambini rimanevano soli. Adesso deve rispondere di negligenza nell’educazione dei figli e sarà giudicata il 20 agosto prossimo. Rischia che le siano tolti i due bambini nati negli Stati Uniti. Rischia anche di essere deportata, come si dice qui, nel suo paese di origine, ora che è ammalata e non è più utile all’economia del grande Paese della democrazia e dei diritti umani. Lei vuole tornare in Guatemala, ma con i quattro figli, e vorrebbe dimenticare l’incubo di questi anni in un paese inospitale.

 

IL MOJOCA

 

Prima di dare le mie impressioni sul funzionamento del Mojoca voglio prendere tempo, immergermi nella vita quotidiana, avere il tempo di ascoltare tutte e tutti.

Ho già notato progressi evidenti in vari settori che cito rapidamente.

 

Il settore contabile – finanziario funziona come non aveva mai funzionato finora. Maria Angelika Baran è senz’altro la migliore ragioniera che abbiamo avuto finora.

L’ufficio delle imposte del Guatemala fece di sorpresa un controllo della contabilità dal 2002 ad oggi. Ci è stato chiesto di presentare una documentazione per tutti questi anni e non abbiamo avuto neanche un’osservazione. Maria Angelika ha anche controllato se non abbiamo debiti con i servizi dello stato e ha scoperto che due multe risalenti al 2007-2008 non erano state pagate per un importo di circa 300 euro. Ha trattato e ha ottenuto di pagare solo il 15% della multa.

 

Anibal si è inserito molto bene nel suo lavoro di assistente di amministrazione. Si identifica con lo spirito del Mojoca. Apprende rapidamente i compiti del suo posto di lavoro.

 

Abbiamo anche la fortuna di aver trovato un’ottima formatrice: Adelina, psicologa con una esperienza di lavoro con ragazzi in difficoltà. Adelina organizza sedute di formazione per le ragazze e i ragazzi della scuola e delle case, per tutto il personale, e tiene incontri speciali per gli educatori delle case e le maestre. Tutti sono molto contenti di questa formazione che li aiuta a elaborare strumenti per affrontare i vari problemi che si incontrano nel lavoro quotidiano.

 

Il comitato di gestione ha deciso di aprire alcuni grandi cantieri:

·         rendere più efficace l’autogestione nei vari collettivi e rinforzare la formazione dei giovani del coordinamento;

·         estirpare le pratiche nascoste di sanzioni o castighi: erba cattiva che rispunta di continuo perché è più facile punire che motivare e responsabilizzare;

·         preparare il Mojoca a affrontare situazioni di emergenza che potrebbero essere provocate dalla crisi mondiale;

·         non delegare ad assessori l’organizzazione degli incontri con altre associazioni giovanili.

Dopo una prima esperienza nella quale era assente il protagonismo dei giovani, le ragazze e i ragazzi del comitato di gestione hanno fatto un’autocritica del loro assenteismo e anche dell’organizzazione della giornata, in cui mancavano spazi di interscambio con gli altri e abbondavano le conferenze di adulti.

 

Ho notato un netto miglioramento della casa delle ragazze dove c’è in generale una buona intesa e una maggiore responsabilità da parte di tutte. Negli ultimi mesi vivono stabilmente 10-12 ragazze e 11 figli.

Poi ci sono alcune che ancora non si sono stabilizzate e che ritornano facilmente nella strada. Le ragazze, quando è necessario, contribuiscono a pagare spese non coperte dal preventivo.

Nel mese di settembre la nostra amica Maria Concetta Gubernale organizzerà un laboratorio di bigiotteria nella casa delle ragazze, con la speranza che questa attività possa produrre benefici per tutta la casa, in particolare per comprare latte per i bambini.

 

Nella casa dei ragazzi vivono 14 giovani che stanno ora dipingendo il loro rifugio.

 

Berta, sempre dinamica, è riuscita a farsi regalare una sedia a rotelle adatta alle necessità di Marisol, la bambina handicappata di Monica, e un’altra sedia per Jorge Pas, un giovane di 22 anni che ha subito un intervento alla spina dorsale e che non potrà più camminare.

 

Sara fa molto bene il suo lavoro nel servizio giuridico e fa il possibile per ottenere rapidamente i documenti di identità per i giovani che ne sono sprovvisti. A volte questo è molto difficile e richiede l’intervento di un magistrato, nei casi in cui non si sa dove e quando i giovani sono nati e non si conoscono i loro genitori. Sara ha un cuore d’oro e fa tutto ciò che può per aiutare le sue compagne e i suoi compagni di strada. A volte dopo le ore di lavoro va alla ricerca di una mamma che sta con il figlio per la strada e abitualmente riesce a convincerla a entrare nella casa dell’Otto marzo. Aiuta in particolare le ragazze che subiscono violenza e che adesso cominciano ad avere il coraggio di denunciare gli uomini che le maltrattano.

 

Vi racconterò di volta in volta le cose principali.

Un affettuoso abbraccio da parte mia e di tutte le ragazze e ragazzi del Mojoca,

 

Gerardo