testimonianze + 2012 marzo 7, Guatemala

 

Cari amiche ed amici,

con l’aiuto di Laura, che con suo marito Andrea presta un servizio volontario molto prezioso nel Mojoca, vi scrivo una lettera dopo più di due mesi di silenzio.

 

Dopo un soggiorno di otto mesi e mezzo, dovrei tornare in Italia il prossimo 12 marzo. Scrivo “dovrei” perché non sono ancora sicuro di poter partire.

Alcuni giorni fa, infatti, abbiamo saputo da fonte sicura che il Comune della capitale ha deciso di espellere dal Centro Storico due gruppi di ragazzi e ragazze di strada, quelli del Parque Concordia e del Parque Central.

Finora non hanno previsto nessuna misura di accompagnamento, come alberghi notturni, formazione professionale, inserimento nel lavoro. Non sono capaci di lavorare con i giovani per reinserirli nel lavoro.

Il sindaco è preoccupato solo di ridare al Centro Storico lo splendore dei tempi passati e non si preoccupa minimamente della sorte dei bambini, bambine e giovani di strada.

Il nostro informatore del Comune ci dirà cosa avranno deciso le autorità comunali in una riunione prevista per questa settimana, in particolare le date previste per lo sgombero dei gruppi di strada.

Noi ci stiamo preparando per affrontare nel modo migliore questa emergenza.

Stanotte andremo al Parque Central e nella strada vicino al Parque Concordia per parlare con le ragazze e i ragazzi, perchè durante il giorno solo pochi si trovano in questi luoghi, dove passano insieme la notte.

Chiederemo loro cosa pensano di fare e consiglieremo alle giovani donne con bambini di entrare alla casa “8 di marzo” per evitare che siano tolti loro i figli e posti da un giudice in qualche istituzione.

Consiglieremo loro una resistenza passiva, cosa che non sarà facile ottenere se la Polizia Comunale userà, come al solito, metodi violenti.

Chiederemo anche un incontro con le autorità comunali per esigere che lo sgombero si faccia senza violenza e nel rispetto dei diritti di queste ragazze e ragazzi e tenteremo di ottenere qualche misura alternativa.

Tenteremo di documentare eventuali violenze per denunciare gli autori alle autorità giudiziarie

Prenderemo contatti con l’Associazione di difesa dei diritti umani e altre associazioni amiche che possono unirsi a noi per appoggiare le richieste dei giovani di strada.

Infine, se necessario, lanceremo una campagna internazionale di protesta.

 

Le grandi emergenze nella strada oggi

 

Temevamo una dura repressione da parte del governo del generale Otto Pérez Molina che finora non ha preso nessuna misura contro il popolo della strada.

E’ ancora presto per farsi un’idea del nuovo governo.

Finora è stato occupato sopratutto nella riforma fiscale, aumentando le tasse ai piccoli contribuenti, lavoratori dipendenti, senza toccare gli interessi delle multinazionali e delle grandi imprese che saccheggiano il Paese.

Pérez Molina affronta in modo sorprendente il problema del traffico delle droghe, proponendo al Messico, alla Colombia e ai paesi centroamericani, un piano di collaborazione internazionale e di legalizzazione delle droghe.

Gli Stati Uniti sono contrari a questo piano e forse Pérez Molina sta giocando questa carta per ottenere maggiori aiuti dal governo nordamericano.

L’emergenza più grave che attualmente incontrano le ragazze e i ragazzi usciti dalla strada è l’aumento continuo del costo della vita, la mancanza di lavoro, l’impossibilità, per chi ha avuto vita di strada, che non ha studiato nelle scuole superiori e ha tatuaggi, di trovare un lavoro che gli permetta di sopravvivere.

Per esempio, ragazze che lavoravano in una stamperia non sono state pagate per mesi e ora ricevono qualche soldo quando c’è il lavoro o quando le macchine funzionano.

A volte ricevono solo 40 quetzales per una settimana, mentre una piccola e squallida stanza costa, per lo meno, 350 quetzales al mese.

Un’altra riceveva 20 quetzales al giorno per 12 ore di lavoro, senza possibilità di studiare il sabato.

Grande è il rischio che queste ragazze siano ricacciate alla strada e debbano ricorrere al furto e ad altri mezzi illegali per sopravvivere.

Noi chiederemo al più presto un incontro con la vice-presidente della Repubblica per affrontare questo grave problema del lavoro e delle abitazioni, che sono inaccessibili alla maggior parte delle nostre ragazze e ragazzi.

Sappiamo che questo è un problema mondiale, che colpisce anche i giovani europei, ma ai margini dell’impero la situazione è ancora molto più drammatica.

Come ho spesso detto, attualmente nella capitale e comuni limitrofi, il Mojoca è l’unica speranza delle ragazze e dei ragazzi di strada, e la maggior parte di essi si identificano con il loro movimento.

In questi ultimi 8 mesi, il nostro Movimento ha fatto grandi passi in avanti ed è molto meglio preparato ad affrontare le situazioni di emergenza.

Molto brevemente indicherò i progressi che sono stati compiuti e che permettono di dire che c’è stato un salto di qualità e non solo alcuni progressi quantitativi.

 

L’autogestione ormai è realtà

 

Per molti anni è stato solo un sogno, che spesso pareva impossibile.

Adesso è diventato una realtà e penso una realtà irreversibile.

Ieri, 6 marzo 2012, abbiamo avuto l’Assemblea Generale delle ragazze e dei ragazzi del Mojoca che aveva lo scopo di discutere e votare ben 29 proposte di modifica al Manuale di Funzionamento.

Questo Manuale regola tutta la vita del Mojoca, e deve essere osservato da tutti, anche dal Dipartamento di Amministrazione (Giunta Direttiva) e da tutti gli educatori ed educatrici, senza la minima eccezione.

Le modifiche sono state proposte da ogni collettivo del Mojoca (strada, scuola, laboratori di avviamento al lavoro, case delle ragazzi e dei ragazzi, Quetzalitas, ecc...) sulla base dei problemi incontrati durante l’anno e dei tentativi fatti per risolverli.

Nè la Giunta, nè il Dipartamento di Amministrazione hanno proposto modifiche e solo le ragazze ed i ragazzi hanno deciso se accettarle o rifiutarle.

L’Assemblea era stata pianificata con molta cura e con una preparazione adeguata dei giovani e adulti che dovevano spiegare il senso delle modifiche.

In ogni gruppo i giovani hanno chiesto spiegazioni quando il senso di una proposta non era loro chiaro.

Tutte le proposte sono state votate con una maggioranza che andava dal 54% al 96%.

Alcune proposte erano molto semplici e riguardavano solo l’adattamento di una norma a una situazione modificata (ad esempio, una norma sui giorni di iniziazione al Mojoca o quando si chiedeva una ratifica di una decisione della Giunta direttiva di affidare la gestione del personale ai consiglieri dei programmi e non come prima, a quelli finanziari, misura che si era rivelata molto indovinata).

Altre invece erano più complesse, come quella che riguardava la durata del soggiorno in una casa di transizione nella quale erano prese in considerazione varie categorie di persone.

O ancora, la creazione di un nuovo gruppo di persone, quelle che vivono una situazione di emergenza, che possono ricevere una borsa di studio o un aiuto a distanza per uno o due bambini.

O la codifica del ruolo di un consigliere dei programmi nel Dipartamento di amministrazione, Carlos Castillo, che forma un’équipe con Glenda e Diana, per il servizio al personale e la supervisione dei programmi.

Tutte le modifiche sono state accettate perché rispondevano a una necessità e già erano state sperimentate.

Alcune non erano di facile accettazione, come la norma che indica che il Mojoca prenderà le misure adeguate affinché le bambine e i bambini che hanno vissuto nella casa 8 di marzo non tornino a vivere in strada se la madre vi ritorna.

Anche qui c’era un precedente di misure prese per sottrarre alla strada una bambina di un anno che avrebbe potuto morire perché già gravemente malata ai polmoni e un’altra di cinque anni che correva il rischio di essere violentata in strada o in un carcere nel quale la nonna la portava a passare la notte quando andava a visitare un detenuto.

Altra norma era quella che afferma che i giovani coinvolti nel traffico di droghe o che si sono resi colpevoli di gravi violenze o di stupri non possono entrare nel centro educativo.

O ancora, tutte le norme che prevedono la soppressione della borsa a chi, senza giustificazione, non frequenta per un certo numero di volte la scuola o le riunioni del suo gruppo.

Però la maggioranza ha capito il fondamento di queste norme e il vantaggio che traggono accettando la disciplina di una vita di gruppo.

Per la prima volta, inoltre, si è proposto di abrogare una norma che non era applicata.

La cultura dell’autogestione e della partecipazione è ormai un patrimonio distintivo del Mojoca

Alcune settimana fa, abbiamo fatto una ricerca sulla percezione che le ragazze e i ragazzi del Comitato di Gestione e tutte le lavoratrici ed i lavoratori hanno del potere nel Mojoca.

La stragrande maggioranza ha affermato che nel movimento le decisioni vengono prese collettivamente e non da singole persone o da piccoli gruppi di persone che si basano sulla formazione del consenso.

Indicano anche come detentori della maggiore autorità l’Assemblea Generale delle ragazze e dei ragazzi e poi il Comitato di gestione, composto da giovani eletti dall'Assemblea Generale o da ogni collettivo.

Percepiscono la Giunta Direttiva ed il Dipartamento di Amministrazione come organismi di servizio e non di decisione.

Dicono anche che nessuna persona, qualsiasi siano le sue funzioni e nessun organismo del Mojoca, può prendere decisioni arbitrarie e che se alcuni tentano di farlo, sono rapidamente richiamati all'ordine.

Personalmente è una grande soddisfazione perché per lunghi anni si è dovuto lavorare per arrivare a questo risultato.

L’autogestione infatti è l’asse portante della nostra pedagogia dell’amicizia liberatrice.

 

I nostri grandi amici Giulio Girardi e Maurizio Bruziches

 

Durante l’assemblea ho ricordato Giulio Girardi, che amava il Mojoca, al quale ha dato un contributo importante con un seminario sull’amicizia liberatrice nel 2003, quando da poco era stato formato il primo Comitato di Gestione.

L’amicizia era già un aspetto importante del nostro metodo educativo, ma il seminario di Giulio ha permesso a tutti di capire meglio la sua importanza in una pedagogia della liberazione.

Un lungo e nutrito applauso è stato l’ultimo saluto delle ragazze e i ragazzi di strada a Giulio, loro grande amico.

Abbiamo celebrato l’assemblea in memoria di lui.

Abbiamo anche ricordato un altro amico del Mojoca, Maurizio Bruziches, scomparso alcuni anni fa, in memoria del quale una sua e nostra amica ha istituito un premio per i giovani che riescono meglio negli studi.

Quest’anno il premio è stato attribuito a tre Quetzalitas che hanno ottenuto più dell’85 di media per tutto il passato anno scolastico: Silvia Patsan, Carla Amelgar e Judith Paz.

 

La strada: un coordinamento e un’équipe più forte e meglio preparati

 

C’è un progresso molto evidente nel lavoro di strada.

In primo luogo l’equipe che vi lavora è molto più nutrita: oltre ai quattro lavoratori del Mojoca, dei quali tre hanno vissuto vita di strada, ci sono sei coordinatori eletti dai loro gruppi, due dei quali fanno anche parte del Comitato di Gestione e quattro volontari, con l’appoggio di altri due esterni (due italiani, Laura e Andrea, e quattro che fanno parte di un’associazione evangelica “No mas riesgo” – Non più rischi- molto ben preparati, Hector, Emma, Lidia ed Hector).

Nei mesi precedenti anche Vittoria del Veneto ha fatto un ottimo lavoro nella strada.

L’equipe di strada programma molto meglio le attività e utilizza in modo efficace il “Teatro dell’oppresso”, che è stato loro insegnato da Elena e Ignazio, due professionisti molto bravi in questa tecnica di coscientizzazione, che hanno impartito un seminario di quattro giorni e montato un opera di teatro con l’équipe di strada.

Ieri hanno ripresentato l’opera al termine dell’Assemblea e grande è stato l’interesse e la partecipazione dei presenti.

Adesso organizzeranno per agosto o settembre prossimo un festival del Teatro dell’Oppresso, al quale ogni gruppo di strada e ogni collettivo del Mojoca sarà invitato a partecipare.

Sarebbe bello se Elena e Ignazio potessero essere presenti in questa occasione.

 

Una scuola di migliore qualità

 

Quest’anno, invece di continuare a mandare le ragazze e i ragazzi a frequentare la primaria di sabato e domenica in una scuola privata, spesso mediocre e con orari ridotti, abbiamo deciso di organizzarla con le nostre maestre nel Mojoca, durante sette ore ogni sabato.

Così avranno più ore di scuola e il centro educativo non sarà chiuso per qualsiasi pretesto.

Tutte le ragazze che negli anni precedenti hanno frequentato una scuola privata esterna dicono che qui si studia meglio, che sono seguite una per una e che ricevono compiti da fare durante la settimana.

Vedo nella casa 8 di marzo un grande cambiamento perchè già prima della cena o subito dopo, molte ragazze stanno facendo i compiti con l’aiuto di Melina o di Nati, o di una compagna più progredita negli studi.

Nella scuola primaria di sabato abbiamo già più di 20 alunni e alunne, divisi in tre classi; nella scuola infrasettimanale un’altra trentina, che vengono o dalle case o direttamente dalla strada; questi ultimi sono più irregolari nella presenza.

Quando una ragazza o un ragazzo ha vissuto per quindici anni o più in strada, consumando droghe e senza aver mai studiato, non è facile che accetti subito la disciplina che richiede l’apprendimento o capire l’importanza dello studio.

E’ necessario un periodo di presa di coscienza che si deve svolgere soprattutto in strada, però poco alla volta molti giovani apprendono a studiare e abbiamo nella scuola del sabato del nostro centro educativo, o nelle scuole esterne di grado medio e superiore, più di cinquanta studenti e studentesse e cinque di loro sono già all'Università e due in una scuola professionale superiore.

 

Le case “8 di marzo” e “degli amici”

 

Anche nelle case vedo progressi evidenti.

C’è una maggiore preparazione delle lavoratrici e dei lavoratori adulti e nelle case la maggiore concordia e sforzo per realizzare i progetti di vita.

Il lavoro a volte è molto lungo però dà, per la maggior parte, esiti positivi.

E questo, anche da parte delle bambine e dei bambini che ricevono più attenzione e tenerezza e si comportano meglio.

Quando un bambino è stato allevato nei primi anni della sua esistenza per strada, deve fare sforzi per vivere con gli altri, controllare la propria aggressività, accettare le norme della convivenza nella casa e nella scuola.

A volte si vedono risultati spettacolari in pochi mesi: piccoli ribelli minacciati di essere espulsi dalla scuola perché picchiano gli altri, con i quali si parla con pazienza, riescono a migliorare il loro comportamento a tal punto che ricevono spesso riconoscimenti dalla scuola per buona condotta.

Anche i bambini e le bambine prendono coscienza che hanno dei diritti e non hanno paura di parlare per farsi rispettare.

Per me non sarà facile separarmi da loro, tanto più che mi dicono di non partire.

 

TASMO (TAlleres Solidarios MOjoca): la nostra impresa di strada

 

Dopo un inizio difficile per una conduzione autoritaria che suscitava molte ribellioni e per scelte sbagliate, abbiamo finalmente imboccato la strada giusta, puntando soprattutto sui lavoratori della cucina e della pasticceria-panetteria.

Abbiamo trovato un ottimo pasticcere e panettiere, Gustavo, che lavora con quattro apprendisti, mentre Maritza in cucina lavora con due e nei momenti di emergenza con l’aiuto di altri ragazzi o ragazze e anche di Glenda, sempre pronta a fare un servizio volontario di sabato o di domenica, quando si deve fornire colazioni o pranzi per un evento, una riunione, un seminario o una festa di un’organizzazione amica.

Così domenica scorsa hanno preparato per una festa con 600 invitati, 610 “pirujos con ensalada de pollo”, grandi panini imbottiti con insalata di pollo.

Erano succulenti e il Mojoca già si fa una buona reputazione negli ambienti della cooperazione internazionale.

Adesso, poco alla volta, dovremo estendere il mercato: abbiamo fatto i primi passi per chiedere al Comune di darci un punto di vendita per i prodotti dei nostri laboratori.

Così speriamo di poter dare del lavoro a un maggior numero di ragazzi e ragazze, sia nei nostri laboratori sia fuori.

 

Il Comitato di Gestione e il personale: più uniti e coscienti

 

Quando sono arrivato al Mojoca alla fine del mese di giugno scorso, ho trovato il personale in una situazione molto preoccupante: divisioni, incomunicabilità, che naturalmente si ripercuotevano sul lavoro e su tutti i collettivi.

Mi sono posto come obiettivo principale di rinnovare in profondità il personale, non con metodi repressivi ed espulsioni, ma con i metodi dell’amicizia liberatrice: il dialogo, la conscientizzazione, la formazione spirituale.

Ora la situazione è radicalmente cambiata: è ristabilita la pace; chi da mesi era in disaccordo con altri, non parlava loro, ha avuto il coraggio di avvicinarsi, di dialogare, di riconciliarsi.

Quando sono arrivato c’erano molte incomprensioni e disaccordi tra l’amministrazione, in particolare quella finanziaria-contabile e il personale.

Ora la relazione di fiducia e di aiuto reciproco tra il personale e l’amministrazione è stata ristabilita.

Abbiamo perso due lavoratrici che hanno dato le dimissioni, anche perché potevano guadagnare di più altrove.

Ma è fisiologico che ci siano cambiamenti nel personale, particolarmente in associazioni come la nostra, dove i salari non sono elevati e dove il lavoro con i giovani di strada impegna e stanca maggiormente.

Ma questi cambiamenti sono poco frequenti nel Mojoca, e non sono quasi nulla in confronto con ciò che avviene in altre associazioni che lavorano o hanno lavorato con ragazze e ragazzi di strada.

Mi ricordo che quando venni nel ’93 in Guatemala, in una delle prime interviste che feci all'amministratore di Casa Alianza, mi disse che la durata media nel lavoro nella sua associazione era di solo nove mesi.

Penso che se i lavoratori lavorano molto più a lungo, per il 90% e più di loro nel Mojoca, è perchè si sono identificati con le ragazze e i ragazzi di strada e perché hanno il diritto di partecipare alle decisioni.

Non è come nell'altra istituzione che lavorava con ragazze di strada, dove la direttrice disse a una nuova lavoratrice: “Questo è il tuo lavoro e devi fare esattamente quello che ti dico, e soprattutto non mettere il naso nelle cose che non ti riguardano”.

Nel Mojoca invece tutto riguarda tutti, e come dichiarava una lavoratrice, tutti se vogliono possono partecipare alle decisioni.

L’autogestione quindi non è solo la caratteristica dei giovani, ma di tutto il Mojoca.

 

Collaborazione con altre istituzioni e associazioni

 

Anche da questo punto di vista c’è un notevole progresso.

Grazie soprattutto alla collaborazione con l’organizzazione del Movimento Operaio Cristiano belga, siamo in contatto con i principali sindacati in Guatemala e con la GIOC e i sindacati in tutta l’America Latina, in particolare con l’Università dei lavoratori che ha la sua sede in Venezuela.

Ultimamente abbiamo avuto una grande sorpresa: la direttrice dell’associazione “La Alianza”, che succede alla defunta “Casa Alianza”, è venuta a trovarci per chiederci di rifondare con loro il coordinamento delle associazioni governative e non, che si occupano della popolazione di strada e soprattutto per informarsi sul nostro metodo.

Non era mai successo con “Casa Alianza”, che lavorava sola, ignorando la presenza di altre associazioni, perché persuasi che il loro fosse l’unico metodo valido.

Alla fine le ragazze e i ragazzi di strada non volevano più entrare nelle loro case, nelle quali c’erano solo ragazzi e soprattutto ragazze mandate dai giudici.

La direttrice Carolina Escobar Sarti si poneva molti problemi sui limiti che derivano dal fatto di essere come una succursale del carcere.

Una sorpresa ancora più grande ci aspettava: la direttrice ci chiese un incontro con una delegazione, che veniva soprattutto dagli Stati Uniti e dal Canada, della quale facevano parte un senatore del New Jersey, Joe Vitale, il direttore esecutivo di “Casa Alianza” di New York, Peggy Healy, e del Canada, Krista Thompson e Bruce Rivers, e altri dirigenti del Canada.

Si sono incontrati con Glenda e Carlos, perchè lo stesso giorno dovevamo ricevere una delegazione di una associazione belga con un giornalista, Claudia che veniva in rappresentanza di ManiTese e una giornalista italiana che lavora per la cooperazione italiana.

La delegazione di “Casa Alianza” voleva informarsi sul metodo educativo del Mojoca e quando seppero che Glenda, attuale responsabile dei programmi con l’assistenza di Carlos e la partecipazione di Diana, aveva avuto l’esperienza della vita di strada, le chiesero di raccontare la sua storia.

Le chiesero se aveva conosciuto “Casa Alianza”: lei, quasi vergognandosi e abbassando la testa, rispose che aveva passato una giornata in una delle loro case e che non aveva resistito un giorno in più. Scoppiarono tutti a ridere.

Mi ricordo che negli obiettivi del progetto originale, presentato all’Unione Europea nel 1999, si parlava dell’influsso che una esperienza innovativa poteva avere sulle associazioni già esistenti.

A quell'epoca “Casa Alianza” e le altre associazioni, molte delle quali oggi sparite, non accettarono di collaborare con noi a costruire un movimento dei giovani di strada, perché trovavano folle l’idea che giovani usciti di strada potessero dirigere il proprio movimento.

A volte pensavo che se il Mojoca fosse riuscito nel tuo tentativo di costruire un movimento autogestito, le altre istituzioni avrebbero dovuto adattarsi o sparire. Oggi questo sogno è già realtà.

L’Assemblea Generale ed il Comitato di Gestione sono coloro che prendono le decisioni più importanti e ben undici dei nostri 26 lavoratori provengono dalla strada, dieci dalle Quetzalitas e uno da Nuova Generazione.

Nell'Amministrazione quattro lavoratori su otto (attualmente su sette, perché manca ancora un tecnico della gestione delle finanze) provengono dalla strada.

Mancano pochi anni affinché siano la maggioranza quelli usciti dalla strada, come già sono la maggioranza quelli dell’Assemblea Giuridica della nostra Associazione.

 

Altre brevi notizie

 

Potrei darvi molte altre notizie, ma è tempo di chiudere questa lettera già lunga.

Potrei parlarvi del concerto organizzato da Theresia nel Centro Culturale Universitario vicino al nostro centro educativo, del nuovo CD che sarà presto a disposizione anche in Italia ed in Belgio, della scuola di musica, degli altri collettivi del Mojoca, della presenza di molti volontari, provenienti anche dagli Stati Uniti o dal Canada, mandati per insegnare l’inglese nella nostra scuola.

Potrei parlarvi dell’incredibile successo riscontrato dall'ultimo video di Roberto Giovannini, con la collaborazione del Comitato di Gestione, “ Educazione, amicizia e libertà”, che ha ricevuto il premio dalla televisione educativa all'istituto universitario IPU, diffuso da un canale televisivo guatemalteco “Guatevisión”, trasmesso per via aerea e per cavo anche negli Stati Uniti e nel Canada, e che vanta da 80 a 100 milioni di telespettatori.

Era presentato da Aroldo Sanchez, una persona rispettata e apprezzata per il tipo di video che manda in onda sui problemi più scottanti della società.

Naturalmente non mancano le difficoltà e le sconfitte: troppi giovani non ce la fanno e sono costretti a tornare in strada e a mezzi illegali di sopravvivenza.

Illegali agli occhi di una legge ingiusta, ma non agli occhi della legge di Dio.

Dobbiamo sempre migliorare, rinforzare le conquiste, per questo daremo quest’anno un grande posto alla formazione del personale e dei singoli collettivi.

Formazione pedagogica e psicologica con una psicologa che lavorerà con i vari gruppi e con il personale ed il Comitato di Gestione, formazione sociopolitica, sistematica e anche spirituale.

Vi ho presentato alcune conquiste del Mojoca, però lo faccio con umiltà, sapendo che dobbiamo ancora migliorare.

Avrei dovuto parlarvi anche delle visite molto importanti che abbiamo ricevuto da associazioni che ci aiutano: da Amistrada, con Nora e Mimmo, da Solidariedad Mundial, da ManiTese, che insieme alla rete italiana e belga è l’associazione che ci è più vicina e più ci aiuta.

Claudia Zaninelli, responsabile di ManiTese per l’America Latina, ha passato tre giorni con noi.

Siamo sempre in contatto con SoleTerre, che ha anche una sede in Guatemala, e fra poco avremo la visita di una fondatrice dell’associazione belga “Talitha Koum”.

 

Notizia dell’ultima ora

 

Stamattina sono venute due rappresentanti del Comune, una delle quali da anni lavora con il Mojoca, per preparare un incontro con le persone incaricate dello sgombero dei gruppi del centro storico.

Hanno detto che tenteranno di ottenere che lo sgombero si faccia senza violenza, con persuasione e senza l’intervento diretto della Polizia.

Già è qualcosa, ma dovremo ottenere molto di più, un aiuto per i giovani di questi gruppi e per il Mojoca il permesso di vendere i propri prodotti in alcuni punti strategici della città.

 

Claudia Carrera, Quetzalita e rappresentante delle Mariposas, del Comitato di Gestione in visita in Europa

 

La visita delle due amiche del Comune mi fa sperare di poter partire lunedì prossimo con Claudia Carrera, scelta dal Comitato di Gestione per partecipare a varie attività con Libera Internazionale, dal 15 al 30 marzo.

Chiedo a Nora di farvi pervenire l’agenda di questi incontri affinché possiate partecipare.

Ci sarà un convegno sull'educazione di strada il 15 marzo a Roma e sono previsti incontri a Napoli e a Milano.

E’ importante la vostra presenza, come anche è importante la partecipazione con i gruppi di Mani Tese nelle città in cui sono presenti le nostre due associazioni.

Claudia parteciperà alla Assemblea generale di Amistrada e farà alcune visite ai gruppi, e prima di ripartire per il Guatemala andremo a Basilea per appoggiare il tentativo di Theresia e Michelangelo di fondare un gruppo di solidarietà in Svizzera.

 

Karina Quintana Luna,nostra psicologa in Europa a Giugno

 

E’ invitata dalla scuola di terapia familiare di Andolfi e farà il suo intervento l’8 giugno.

Parteciperà alla Assemblea Generale della rete belga il 16 giugno.

Farà qualche incontro anche con Amistrada a Roma e dintorni.

 

Non dimentichiamo che se il Mojoca può progredire è anche grazie al vostro impegno, alla vostra amicizia e alla condivisione con i ragazzi di strada.

Grazie e un affettuoso abbraccio da parte mia e da parte di tutte le persone del personale del Mojoca.

Gérard Lutte