testimonianze + 2001 Ottobre 20 - Guatemala

 

Care amiche ed amici delle ragazze e ragazzi di strada,

in questa lettera vi parlerò della situazione molto difficile che vive attualmente il Guatemala, dei disastri che colpiscono soprattutto i poveri, fra i quali le ragazze e i ragazzi di strada; però terminerò la lettera con episodi di resistenza e di speranza.

 

L'ACQUA

In questa stagione l'acqua è abitualmente la benvenuta. Permette ai semi di germogliare e di dare frutti.

Quest'anno è una calamità che colpisce più di 150 mila persone, provocando decine di morti, migliaia di danneggiati: 10mila persone almeno hanno perso la casa e tanti altri - si calcola 150mila – hanno avuto danni alle case e alla proprietà.

La pioggia si è accanita su due regioni agricole, una che produce patate e verdure, l'altra della frutta.

I raccolti sono annientati, le bancarelle dei mercati offrono pochi prodotti e a prezzi molto elevati.

Aumenterà la fame già endemica e la denutrizione infantile, la più elevata in America latina.

 

La pioggia provoca anche danni nella capitale, nelle baraccopoli costruite nei burroni. Le case vengono cancellate dall'acqua e dal fango. Le scale e i sentieri sono impraticabili.

Le abitazioni di varie Quetzalitas sono state colpite e alcune hanno dovuto abbandonare la loro abitazione pericolante.

 

LA VITA RIPRENDE IL SOPRAVVENTO

In una delle baraccopoli più pericolose della capitale, costruita sotto un ponte lungo vari chilometri, vivono centinaia di persone, tra le quali parecchie Quetzalitas con i loro bambini.

Circa 15 giorni fa due di loro, due sorelle, sono state minacciate di morte, se i loro ex-mariti non si fossero costituiti nelle mani di una banda criminale. Tutte e due si sono rifugiate nella casa della madre, dove sono rimaste rinchiuse giorni e notti.

Hanno perso il lavoro. Non hanno più potuto frequentare la scuola, la maggiore l'università e la seconda la scuola secondaria, dove riporta ottimi risultati.

Queste due giovani donne di 25 e 23 anni lottavano per una vita migliore. Avevano comprato con il frutto del loro lavoro povere case di lamiera nel luogo dove erano nate e dal quale erano fuggite per cercare una vita migliore nella strada.

Ora hanno perso tutto e i delinquenti si sono appropriati della loro casa.

Per di più tutta la baraccopoli è stata colpita dalle piogge e le loro case sono state danneggiate. Hanno deciso di rifugiarsi per qualche tempo dalla famiglia della madre, paese di campagna a quattro-cinque ore di viaggio dalla capitale.

Aspetteranno che la situazione si calmi poi cercheranno un altro luogo dove vivere nella capitale per poter proseguire i loro studi.

Sono disperate ma non si arrendono. Si sono organizzate per tornare ogni 15 giorni nella capitale per finire i loro studi.

 

Oggi sono venute per salutarci.

Poco è l'aiuto che possiamo dare loro, ma siamo il loro unico appoggio.

Loro fuggono mentre i loro carnefici continuano a perpetrare misfatti e crimini.

Ma queste donne riusciranno ancora una volta a superare l'avversità che si accanisce contro di loro e a trovare nell'amore per i figli la forza, e la speranza.

 

Nel Guatemala di oggi dominato dalla miseria e dalla violenza la speranza è rappresentata da queste donne umili, povere, che non hanno nulla fuor che la loro dignità e il loro amore.

E questa è anche la forza del Mojoca che sta attraversando un momento difficile.

Ma che resiste e si organizza per andare avanti pronto ad affrontare un'altra emergenza, quella delle prossime riunioni presidenziali del 9 Novembre.

 

Care amiche ed amici in questi momenti non facili la vostra amicizia ci conforta.

Fra poco avremo con noi Nora che è già in Guatemala e passerà una settimana intensa con noi.

 

Un forte abbraccio da parte mia e delle bambine, dei bambini e giovani del Mojoca,

Gerardo