testimonianze + 2011 marzo 8, Guatemala

 

Care amiche ed amici,

 

L’OTTO MARZO

 

Oggi è festa nella casa “Otto di Marzo”, inaugurata proprio cinque anni fa. La sera ci sarà una cena speciale, che le ragazze prepareranno con me, perché in questo giorno sono io l’incaricato della cucina. In mattinata, con tutto il Mojoca, abbiamo partecipato alla manifestazione delle donne per rivendicare diritti e parità e, in questo paese, la fine delle violenze contro le donne e delle impunità. Solo il weekend passato nella capitale cinque adolescenti di una quindicina di anni sono state assassinate dopo aver subito violenze e ogni giorno almeno tre donne sono ammazzate. Quindi solo una forte organizzazione delle donne potrebbe dare una speranza di migliorare la situazione. Purtroppo non c’erano molte persone alla manifestazione, che mi sembrava moscia e non rispondente all’emergenza del femminicidio in Guatemala. Le ragazze ed i ragazzi del Mojoca, con maglietta bianca con il logo del Mojoca sul fronte e una scritta in difesa dei diritti delle donne sul retro, erano uno dei gruppi più numerosi.

 

Poi, tornati nella casa della 13° strada, c’è stata una festa con i “mariachis”, un pranzo speciale, un dolce e un ballo improvvisato a suono della musica messicana tradizionale.

 

TI SEI RIEMPITA?

 

Una amica italiana che ha lavorato vari mesi con il Mojoca, era sorpresa che alla fine dei pasti ragazze o ragazzi le chiedevano: “ti sei riempita?”e una psicologa guatemalteca mi diceva che loro pensavano a riempirsi e non ad alimentarsi.

 

Questa domanda, che per le ragazze e ragazzi è dettata dall’affetto, potrebbe sembrare strana a noi che viviamo nella cultura dell’obesità, con le cure dimagranti e le modelle anoressiche, gli alimenti biologici e “light”. Ci è difficile mettersi al posto di chi si sveglia con lo stomaco attanagliato dal morso della fame abituale, che non sa se troverà nel giorno un piatto di fagioli. che sogna i “tre tempi di mangiare”. Ed è chiaro che quando si presenta l’occasione si riempiono quanto possono, e possono poco perché quando si mangia abitualmente poco lo stomaco si riempie immediatamente. Per loro è una festa un piatto pieno di fagioli con la panna o il “chicharron” ossia lardo fritto. C’è poi la beffa della natura: i bimbi affamati hanno la pancia gonfia e le donne che mangiano male sono grasse. La fame del terzo mondo, la morte per fame di milioni di bimbi, di adulti è il rovescio del nostro mangiare sano ed equilibrato, della nostra opulenza, dei nostri sprechi.

 

ELEZIONI, ASSASSINI E ALTRI REGALI

 

Quindici giorni fa, il fratello di Melina, conducente di un bus urbano, è stato assassinato da sicari di una banda di estorsori. Perlomeno cento colleghi suoi subiscono la stessa sorte ogni anno nella sola capitale del Paese. Purtroppo è da aspettarsi una recrudescenza della violenza in questo anno elettorale. Si mescolano delinquenza comune e propaganda politica perché i partiti di estrema destra, come il Partito Patriottico del generale Otto Perez Molina, ha da guadagnare ad alimentare il disordine, perché si presenta come il difensore dell’ordine e parte avvantaggiato nei sondaggi elettorali. Attorno a questo partito c’è un vuoto desolante. Il partito che sembra più forte dopo quello dei militari è quello della moglie dell’attuale presidente Alvaro Colom che moltiplica le beneficenze: una “borsa solidale” ossia un pacco di alimenti al mese. Così gli antichi patrizi di Roma conquistavano i “clientes”. Il marito aveva vinto le precedenti elezioni presentandosi anche lui come uno dei poveri e dei Maya. Però. fin dal inizio del suo mandato, quattro anni fa, ha sistematicamente difeso gli interessi delle multinazionali contro le popolazioni indigene. Con il pretesto che le leggi del Guatemala sono superiori a quelle internazionali, non tiene conto della risoluzione vincolante per tutti i paesi dell’Onu dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che proibisce gli impianti delle multinazionali nelle terre delle comunità indigene senza il loro accordo. Anche i presidenti precedenti ignoravano queste leggi e hanno permesso alla “Montana”, multinazionale canadese con una forte partecipazione di capitale statunitense e cinese, di aprire una miniera d’argento a cielo aperto che ha privato centinaia di famiglie indigene del loro lavoro, inquinando il suolo e l’acqua e provocando molte malattie e malformazioni per un’alta percentuale di bimbi che nascono. Il vescovo di San Marcos, Ramazzini, era ed è tutt’ora a fianco delle comunità indigene. La Corte Interamericana dei Diritti Umani ha intimato alla Montana l’ordine di chiudere immediatamente la miniera, ma l’autorità non fa eseguire quest’ordine.

 

Vicende simili si sono verificate per la costruzione di un cementificio e ora di una diga nella regione martoriata del Ixil che subì ben 104 massacri durante il genocidio perpetrato dall’esercito in difesa dell’interesse della classe sociale dominante e degli Stati Uniti. Il Guatemala è passato dall’era coloniale a quella neocoloniale, preda delle transnazionali americane, asiatiche ed europee. I latifondisti, che quattro secoli fa avevano rubato le terre delle comunità indigene, si sono aggiornati facilmente alla globalizzazione del mercato senza perdere la prepotenza degli schiavisti. In Rio Dulce, quattro giovani maestri popolari, impegnati in una scuola indigena esemplare, dalla quale gli allievi uscivano con un lavoro, sono stati assassinati su ordine di latifondisti. L’istruzione dei poveri fa ancora paura.

 

Alle elezioni si presenta anche la figlia di Rios Montt, il maggior artefice nel genocidio degl’anni ottanta. Ci sono altre donne che si presentano per la presidenza della repubblica come Rigoberta Menchú, molto conosciuta all’estero, o Nineth Montenegro, fondatrice del GAM (Gruppo di Appoggio Mutuo), associazione nata sotto le dittature militari per rivendicare notizie dei “desaparecidos”. Purtroppo le probabilità che hanno di vincere sono praticamente nulle ed è anche in dubbio che il loro partito riesca ad avere rappresentanti in parlamento.

 

così è iniziata la grande fiera elettorale con distribuzione gratuita di morti, di pasti, di pacchi di alimenti, titoli di proprietà per chi ha costruito abusivamente una capanna sull’orlo di un precipizio. I candidati più ricchi regalano anche frigoriferi e televisori. Chi vincerà avrà la possibilità di rifarsi al centuplo.

 

Il Mojoca, senza naturalmente fare propaganda partitica, ha già programmato una formazione politica in cui presenterà i candidati ed i loro programmi quando ne hanno uno. Ma le ragazze e ragazzi di strada, come molte altre persone, sono poco interessati a questa farsa elettorale e anche in Guatemala il partito più forte rischia di essere quello degli astenuti.

 

LE RAGAZZE E I RAGAZZI PRENDONO IN MANO IL LORO MOVIMENTO

 

La riforma del comitato di gestione, composto ormai da rappresentanti dei vari collettivi, sta già portando i suoi frutti. E’ evidente una maggiore responsabilità delle ragazze e dei ragazzi dei collettivi di cui fanno parte, anche se qua e là si notano ancora alcune resistenze da parte di qualche rarissimo adulto che vorrebbe continuare a comandare. Ma queste resistenze saranno rapidamente debellate perché l’assemblea delle e dei giovani ha decretato che una decisione non approvata dal rappresentante del collettivo e, in caso di temi che riguardano tutto il Mojoca, del Comitato di Gestione, è nulla.

 

Nell’assemblea di febbraio ogni gruppo ha fatto una prima valutazione dell’andamento durante i primi 45 giorni dell’anno. In conclusione sono stati introdotti cambiamenti nel funzionamento dei servizi giuridici e di reinserimento abitativo e un’unificazione dei servizi delle borse di studio interne ed esterne e di sostegno a distanza. Questo nuovo servizio è sottratto ai programmi della scuola, dell’avviamento al lavoro e delle Mariposas e passa sotto la diretta responsabilità del Dipartimento di Amministrazione. Così si evita che questi servizi vengano utilizzati come mezzi di pressione inadeguati e non conformi al nostro metodo fondato sull’amicizia. Ad esempio, la valutazione mensile dei progressi di ogni alunno negli studi, da una parte diventa un’auto-valutazione, realizzata con l’aiuto della maestra e del rappresentante del programma, che guidano ogni allievo a prendere maggiore coscienza degli aspetti positivi e negativi del suo studio e comportamento e permette ad ognuno di essere cosciente degli sforzi che deve ancora compiere. D’altra parte questa valutazione non influisce sull’importo della borsa, sempre e quando ci sia una presenza responsabile alle lezioni.

 

LUCI ED OMBRE SUL MOJOCA

 

In questi tre mesi ho visto progressi evidenti di quasi tutti i programmi e servizi.

 

Salute fisica

 

La presenza del dottore Estuardo Montes a fianco di Berta ha aumentato notevolmente l’efficacia della clinica e ci fornice statistiche molto interessanti delle ragazze e ragazzi e soprattutto dei bambini.

 

Servizio psicologico

 

La possibilità di ricorrere ai servizi di uno psicologo esterno e presto di una psicologa esterna, a richiesta di molte ragazze, lascia a Karina più tempo per i lavori di gruppo. Però si sente la mancanza di Patty Morales, che lavorava con i bambini e in strada.

 

Lavoro di strada

 

La valorizzazione del coordinamento di strada e la presenza di due rappresentanti migliora in modo evidente la qualità del lavoro. Tuttavia dobbiamo ancora migliorare l’esplorazione e la scoperta di nuovi gruppi.

 

Scuola

 

La presenza quotidiana alla scuola interna si aggira attorno a venticinque alunni. Già si sa del numero elevato di studenti che stanno nella scuola superiore. Jennifer Gamez, da poco inscritta a criminologia in una università, è stata eletta dalle sue compagne e compagni come coordinatrice di un gruppo di solidarietà. Julia, Melina, Mirna Cuté e Naty, continuano con successo i loro studi universitari. La nuova maestra mandata dal Pennat, ha avuto un mese supplementare di prova nella speranza che si adatti meglio ad allieve e allievi che hanno bisogno di un insegnamento dinamico e creativo per apprendere. Al coordinatore del Pennat è stato chiesto di adempiere meglio al suo compito che è quello di elaborare del materiale didattico adatto alla realtà delle ragazze e dei ragazzi di strada, molto diversa da quella dei bambini e adolescenti lavoratori.

 

Avviamento al lavoro

 

Il laboratorio di pasticceria e panificio è senza istruttore da più di due mesi. Il suo posto è stato preso da Yesenia e Jennifer. In tutti i laboratori il funzionamento non pone problemi.

 

Le case

 

Le case otto di marzo e degli amici ora funzionano bene, senza problemi particolari. L’ambiente è sereno, gli adulti sanno trattare con tatto e accettare abbastanza bene l’autogestione.

Sotto la guida di René la casa dei ragazzi non conosce più i problemi di uso di droga che ci avevano obbligato ad allontanare i responsabili e a chiudere per un mese la casa.

 

Sabato 19 marzo, la casa Otto di Marzo organizza la festa delle bambine e dei bambini e inviteranno una decina di bambini che già hanno vissuto in casa e le loro mamme. Non c’è una festa di bambini degna di questo nome, senza giochi, una pignatta e un grande dolce al cioccolato con la panna.

 

Laboratori Solidali Mojoca

 

El laboratorio di panificio pasticceria si fa sentire l’assenza prolungata e per me sorprendente di una istruttrice o istruttore. Questo rende impossibile l’offerta di prodotti fuori dal Mojoca,. Yesenia e Jenny, anche se non hanno ancora raggiunto un livello di alta professionalità, riescono a far fronte alle richieste. In questa settimana, ad esempio, hanno lavorato per trentasei ore di seguito con l’aiuto volontario durante una notte di Maria Elena e di Alfono per onorare un ordine di tremila grandi panini. Il cliente è stato molto contento della qualità e della presentazione dei prodotti.

 

Anche nei laboratori di cucina, di falegnameria e di sartoria stanno aumentando la produzione e le vendite. Mirna ha trovato uno spazio per vendere frutta in un vicino centro culturale universitario. Le creazioni di Sara si vendono molto bene.

 

Ci sono ancora sforzi da fare per promuovere una reale autogestione in questi laboratori, in modo che tutte e tutti si sentano rispettati e valorizzati. Per il Mojoca sono obiettivi irrinunciabili.

 

Las Quetzalitas

 

Si nota una stanchezza evidente in questo gruppo malgrado la preparazione eccellente delle attività da parte di Laura, la rappresentante del collettivo, di Sandra, coordinatrice dell’anno passato, che continua ad appoggiare il gruppo e di Karina. Molte Quetzalitas non hanno partecipato all’assemblea generale, al concerto e alle manifestazioni dell’otto marzo. Tuttavia c’è un gruppo di una quindicina di ragazze che continua a partecipare con molto interesse e tutti stanno riflettendo sulle misure da prendere per far funzionare meglio il collettivo.

 

Mariposas

 

Sono state contrattate nuove assistenti per i bambini dai zero ai due anni. Le responsabili del gruppo hanno invitato Estefany, 14 anni, rappresentante eletta dalle giovani donne della Otto di marzo a lavorare come aiutante degli assistenti, compito che ha accettato con entusiasmo. Estefany prende molto sul serio i suoi compiti: ad esempio, studia il manuale di funzionamento per essere una buona rappresentante della casa Otto di marzo. Ha partecipato a una riunione internazionale di rappresentanti della JOC latinoamericana e ha chiesto di restare fino alla fine del congresso, ossia tutta la giornata di sabato e di domenica. Le ragazze più grandi partecipano in modo attivo alla presa di decisioni e per me lo stare con le Mariposas ogni quindici giorni è tra i momenti più belli che trascorro in Guatemala.

 

Il comitato di gestione ha preso una decisione molto importante che verrà proposta per essere ratificata dalla prossima assemblea generale. Anche quando le mamme non fanno più parte delle Questzalitas, anche se hanno superato i trent’anni, i loro figli hanno il diritto di far parte delle Mariposas fino ai tredici anni età e di entrare nel gruppo delle e degli adolescenti “generazione del cambiamento”.

 

Generazione del Cambiamento

 

I dieci adolescenti, sette ragazze e tre ragazzi che fanno parte del gruppo, partecipano con entusiasmo alle riunioni, hanno programmato i prossimi incontri, una passeggiata e le attività di volontariato che vorrebbero fare, cominciando con un murale che faranno con i bambini della casa Otto di marzo sui muri della terrazza.

 

Il coro del Mojoca “CANTALACALLE”

 

Theresia Bothe ha passato tre settimane con noi e Michelangelo Rinaldi cinque. Questo poco tempo è bastato a Theresia per comporre le parole e la musica di molte canzoni sulla strada e sul Mojoca e ai due per organizzare il 23 gennaio un concerto nella nostra casa della tredicesima strada con la partecipazione di un coro di Antigua di elevata qualità professionale, “la Capilla del Vallo de la Asunción” che canta nella cappella. C’erano vari invitati che con le ragazze e ragazzi del Mojoca riempivano il cortile. Hanno ascoltato con emozione, spesso con le lacrime agli occhi, i canti. Le ragazze e i ragazzi del coro del Mojoca cantavano con molto entusiasmo facendo da accompagnamento a Theresia, a volte a Sandy, come soliste. Il coro di Antigua ha eseguito una canzone in una lingua indigena del secolo sedicesimo e una canzone di Theresia che riprendeva le parole di una intervista di Kristina nel video di Roberto Giovannini. Michelangelo e una orchestra accompagnavano le canzoni del coro.

Theresia e Michelangelo hanno iniziato l’incisione di un CD con quelle e altre canzoni. Fabiana Falduto ha tradotto il testo in italiano e André Demarque in francese. Diffonderemo questo CD, di alta qualità, in Italia, Belgio e spero in molti altri paesi: sarà un’ottima presentazione del Mojoca.

 

Dipartimento di amministrazione

 

Il gruppo delle sette persone lavora molto bene e non ha paura di fare ore supplementari quando è necessario. Potrebbe sembrare che sette persone (delle quali faccio parte), sono troppe. Invece, sono troppo poche per la mole del lavoro da fare: contabilità, resoconti ad ogni istituzione che ci sovvenziona secondo i suoi formulari e criteri, resoconti per l’istituto delle imposte, procedura molto complessa per la gestione dei soldi; gestione del personale, manutenzione delle case e di tutte le attrezzature, acquisto di beni alimentari e di tutti i prodotti necessari per le attività, ricerca di sovvenzioni riempiendo formulari complicati, progettazione, supervisione delle attività di tutti i programmi, relazione con le associazioni ed istituzioni guatemalteche e di altri paesi, assunzioni di nuovi lavoratori. Se date un’occhiata ai progetti, al manuale di procedimenti amministrativi e al manuale di funzionamento del Mojoca vi renderete conto di quanto è il lavoro e vi meraviglierete che possa essere realizzato da solo sette persone.

 

EDUCAZIONE È “AMICIZIA E LIBERTÀ”,

un nuovo video di Roberto Giovannini e del comitato di gestione del Mojoca 

 

La fondazione Zanchetta, il gruppo Amistrada di Lucca, animato da Chiara Ferron,i e Amistrada, hanno finanziato la realizzazione di un nuovo video sul processo educativo del Mojoca: autodeterminazione, autogestione, amicizia liberatrice e impegno per cambiare la società. Roberto Giovannini è stato incaricato di filmare vari momenti della vita del Mojoca. Questa volta il comitato di gestione ha partecipato attivamente alla programmazione del video, concordando con Roberto le scene da girare e i punti da sottolineare nella presentazione delle immagini. Era un’impresa singolare, trattandosi di tradurre in immagini un processo educativo. Roberto aveva l’intenzione di girare un video che potesse suscitare solidarietà con il Mojoca, ma il nostro intento principale era diverso: presentare ai giovani di vari paesi, agli educatori di bambini e di adolescenti, genitori, insegnanti, studenti e professori universitari, particolarmente delle facoltà di scienze e psicologia, responsabili politici e dirigenti di movimenti giovanili, un modello alternativo di educazione fondato sul protagonismo dei bambini e dei giovani. Il Mojoca non vuole solo ricevere, ma anche dare e contribuire alla costruzione di una società diversa.

 

Roberto, accompagnato dalle ragazze e ragazzi del comitato di gestione, ha filmato scene della vita di gruppi di strada; una giornata nella vita di Sonia, rappresentante della scuola (dal momento in cui si sveglia, alle sei del mattino nel gruppo della Bolivar, fino a quando entra con i suoi compagni alla casa, alle sette del mattino, e via via fino alla fine della giornata), il gruppo di giovani madri della Otto di marzo che va ad aspettare i bambini all’asilo nido e alla scuola materna, ritorna alla casa otto di marzo per le occupazioni quotidiane della sera (occuparsi dei bambini, preparare la cena, lavare i panni e cenare). C’è anche un’intervista a Estefany, la rappresentante adolescente, e una ripresa di Magdalena, mamma quindicenne, con la sua bambinetta e David, suo compagno, che escono dalla casa del movimento alla fine della giornata. Ci sono scene della vita della casa dei ragazzi; una domenica delle Queztalitas e delle Mariposas, un’assemblea di strada; un’assemblea delle ragazze e ragazzi del Mojoca, un’assemblea giuridica con una intervista a Glenda che. prima di diventare presidentessa dell’associazione, è passata per tutte le tappe del Mojoca.

 

Ora mi spetta di continuare la collaborazione con Roberto nella scelta delle immagini e nell’elaborazione di un commento sobrio ed efficace. Vorremmo fare varie versioni del DVD, non solo in italiano, ma anche in francese, spagnolo, inglese e forse anche in tedesco.

 

MISURARSI CON L’IMPOSSIBILE

 

E’ diventata un’abitudine per il Mojoca porsi sfide impossibili, come quella di un movimento autogestito di giovani di strada, all’epoca giudicato una pura e semplice follia da irresponsabili, da altre associazione di bambini e adolescenti di strada, ormai scomparse. L’ultima sfida è partecipare ad un bando per progetti di difesa dei diritti di categorie più escluse, lanciato dalla Delegazione dell’UE in Guatemala. Come dicevo nella lettera precedente, il progetto sembra indetto appositamente per le potenti transnazionali della solidarietà o per lobbies e non per piccole associazioni che lavorano sul terreno e non hanno i mezzi di pagarsi specialisti dei vari campi del sapere, capaci di elaborare perfetti progetti e perfetti rendiconti di molto meno perfette azioni sulla realtà. I formulari da riempire sono pieni di trappole nelle quali casca facilmente gente poco esperta in eurocrazia e nei quali saremmo cascati anche noi se non avessimo avuto l’aiuto di Maria Antonietta, una cara amica di Nora. Non mancano le contraddizioni in questi bandi dell’UE che vogliono promuovere diritti delle categorie più escluse e favorire la salvaguardia del ambiente. Per raggiungere questi scopi dobbiamo stampare i fogli fronte-retro e utilizzare solo carta e non plastica. Però allo stesso tempo le transnazionali europee deturpano il Guatemala. Il bando vuol favorire le comunità indigene allegramente violate dalle stesse multinazionali. Questo dovremmo dire ai nostri rappresentanti nel Parlamento Europeo.

 

Il diciassette marzo prossimo sapremo se siamo stati selezionati e se possiamo presentare un progetto completo che ci occuperebbe fino ad agosto. Comunque questo sforzo già realizzato ci permetterà di perfezionare i nostri programmi, di presentare progetti ad altre istanze e di iniziare già una formazione socio-politica, non solo teorica ma soprattutto pratica.

 

LA VITA È UN LUNGO FIUME TRANQUILLO

 

Il titolo del film di Tavernier, che descrive la vita affatto tranquilla di una rispettabile famiglia borghese francese, si applica perfettamente al Mojoca, o, come fanno vedere i film molto di moda sui pronti soccorsi ospedalieri, la nostra vita è l’emergenza quotidiana.

 

Nella casa Otto di marzo non ci si può annoiare. Si possono ammirare i sorprendenti sviluppi della vita dei bambini. Dovreste conoscere Alison, un pezzo di donna di tre anni, che parla come un’adulta, molto avanti rispetto alla media delle bambine e bambini di strada della sua età, con tutte le mimiche di un’adulta. La settimana scorsa è intervenuta all’assemblea delle donne della Otto. Piantata sui piedi, le mani alle anche, ha detto: “varie volte si è già detto di non disperdere gli alimenti, invece ho visto mamme, a cominciare dalla mia, che buttano bevande nutritive di bambini che ancora sono buone;  chiedo che questo sia scritto nel libro dei verbali.” Promette la Alison! Suo fratello Antony, che ha passato i primi anni della vita in strada, ne conosce il linguaggio crudo e le maniere forti, ha accettato di essere il leone protettore dei bambini e in particolare delle bambine;  dovrà fare sforzi, ma debitamente sostenuto, ci riuscirà. Poi c’è Kathery, un anno e mezzo, entrata alla Otto con sua madre circa due mesi fa. Kathery era stata allevata da una zia che poi l’ha ridata alla mamma in strada. Il giorno stesso madre e figlia entravano  nella casa Otto di marzo. Kathery che non riconosceva la mamma, piangeva di continuo, anche perché era un ambiente completamente  nuovo per lei. La mamma è stata molto brava per conquistare progressivamente la figlia ed è stata ben aiutata dalle altre donne della casa, che a volte facevano da mamma per la piccola, ma senza essere invasive. Adesso Kathery è totalmente ambientata, ha una relazione affettiva forte con la mamma ed è contenta della vita, sempre sorridente. Appena mi vede corre, vuole essere presa in braccio e vuole che le canti la canzone francese che canto ai bambini piccoli. Un amore di bambina!

 

Ci sono anche momenti più tragici. Ad esempio, una decina di giorni fa, ero già salito nel mio appartamento, dopo la cena, quando ho sentito delle grida. Sono sceso in fretta e vicino alla porta d’ingresso ho visto una ragazza che aveva avuto una crisi di nervi. Attorno a lei, inginocchiate, c’erano quattro ragazze che recitavano ad altissima voce, quasi urlando, un padre nostro dietro l’altro. Credevano che la loro compagna fosse posseduta dal demonio. Sono riuscito a calmarle dicendo loro che Dio non era sordo e che il diavolo non c’entrava per nulla, che era solo una crisi di nervi. Melina stava chiamando i pompieri, che in Guatemala sono anche responsabili del trasporto d’urgenza all’ospedale e ha saputo gestire molto bene la situazione. Sono arrivati i pompieri che hanno affrontato la situazione con professionalità, dicendo che non era necessario portare la ragazza in ospedale, che i medici non avrebbero fatto nulla per lei e che c’era il rischio che la facessero trasportare ad una istituzione psichiatrica. La ragazza si è calmata e Melina l’ha fatta dormire in un letto della sua stanza. Il giorno seguente era tornata in uno stato normale. Berta, la nostra infermiera, l’ha accompagnata a fare accertamenti medici e lei inizierà un trattamento psicologico. Durante la cena del giorno seguente ho spiegato alle ragazze, in presenza dei bambini che si erano spaventati il giorno precedente, che era solo una crisi di nervi, che sarebbe guarita con un trattamento adeguato e che il diavolo non c’entrava per nulla in questa crisi, anzi che la ragazza era una delle donne che trattava meglio i bambini e che soffriva quando a una mamma scappava uno schiaffo. Ho detto anche a loro che se dovesse presentarsi un episodio simile a qualcuna nella casa, era meglio evitare di spaventarla ancora di più urlando preghiere e che era meglio che una sola persona con l’educatrice di turno rimanesse con lei parlando e dandole un calmante per far passare la crisi. La ragazza stessa era molto contenta.

 

La stessa settimana, altro episodio difficile, che Glenda ha saputo risolvere con maestria. L’assistente sociale di un’associazione di donne con la quale avevamo già collaborato, ha telefonato per chiedere l’ospitalità per qualche giorno nella casa Otto di marzo per una donna di ventisei anni che era stata violentemente picchiata dal marito. Abbiamo accettato e un venerdì sera una persona ha accompagnato questa giovane donna piena di cicatrici in volto. Però l’assistente sociale non ci aveva detto che soffriva di epilessia e la donna era arrivata senza medicine, senza documenti d’identità, sporca e senza ricambi. Berta è riuscita, malgrado l’ora tardiva e la necessità di una prescrizione medica, a trovare medicine adeguate. Naty le ha fatto fare una doccia e le ha dato vestiti di ricambio. La giovane donna si esprimeva facilmente, con proprietà, aveva il diploma di terza media e ci ha detto che il marito, molto più grande di lei, la faceva lavorare come una schiava, la torturava e non le dava il necessario per vestirsi e curarsi. Iniziava ad abituarsi, però diventava aggressiva in particolare con le bambine piccole, sia per effetto delle medicine che dei trattamenti che per anni avevano subito. Una povera donna da aiutare, ma noi non siamo preparati per questo compito e Glenda l’ha riaccompagnata all’istituzione rimproverando loro di aver nascosto la situazione di questa povera donna. Abbiamo imparato la lezione per il futuro abbiamo deciso che d’ora in avanti non accetteremo una donna in casa senza averla conosciuta e verificato se ha vissuto in strada e ha fatto parte della popolazione con la quale lavora il Mojoca.

 

RIPRENDIAMO I CONTATTI CON LA “GIOVENTÙ OPERAIA CRISTIANA”

 

Vi parlavo sopra della partecipazione di Estefany all’incontro internazionale della JOC, movimento di giovani operai fondato in Belgio dopo la prima guerra mondiale, che conobbe una spettacolare estensione in tutti i continenti al punto di contare più di centomila giovani di ambo i generi. Negl’anni sessanta, la JOC fece la scelta del socialismo e per questo fu sconfessata dal Vaticano che fomentò una scissione con la collaborazione di cappellani e dirigenti delle JOC d’Italia e di Francia. Ho fatto un’inchiesta con storie di vita su questo movimento intervistando ragazze e ragazzi di America Latina, Asia, Australia ed Europa (cfr “Giovani Operai dei Cinque continenti, editore Kappa, Roma, 1987). Ho trovato una sorprendente convergenza tra la pratica della JOC e la teoria sui giovani che stavo elaborando, anche a partire dalla mia esperienza con giovani di Prato Rotondo e poi della Magliana a Roma. Infatti la JOC è un movimento autogestito diretto dalle stesse ragazze e ragazzi a livello di ogni gruppo, di ogni paese, di ogni continente e di tutto il mondo. Inoltre il metodo di coscientizzazione della JOC parte dall’esperienza concreta, dalla sua analisi e dalla ricerca di soluzioni man mano più complesse. Mi sono in parte inspirato al modello della JOC nella formazione del nostro movimento. Ieri, oltre a Estefany, hanno anche partecipato Gustavo, rappresentante della scuola e di laboratori di formazione, e David, rappresentante della casa degli amici. Oggi Sandra, coordinatrice continentale della JOC di America Latina e un delegato del Perù, vengono a cena alla Otto di marzo. Spero che sarà l’occasione di riprendere contatti più stretti con la JOC e per associarci a questo importante movimento internazionale senza, naturalmente, perdere la nostra identità e la nostra autonomia.

 

Mi ero ripromesso di scrivere una lettera breve, però le cose da raccontare sono tante e poi è la mia ultima lettera dalla strada fino a luglio o agosto prossimo. Spero di incontrare molti di voi all’assemblea di Amistrada il prossimo nove aprile e a quella della rete belga in maggio o giugno prossimo.

Un forte abbraccio e a presto,

Gerardo