testimonianze + 2010  Gennaio 22, Guatemala

 

Care amiche ed amici delle ragazze e ragazzi di strada,

un affettuoso saluto da parte di tutto il Mojoca.

 

Qui l’anno riprende molto bene e il comitato di gestione assume molto meglio le sue responsabilità, sono molto più puntuali nel lavoro e assumono realmente la responsabilità del programma in cui lavorano.

Per la prima volta, le liste delle spese che intendono fare in un mese per svolgere le loro attività, sono arrivate in tempo. Non era mai successo prima.

Melina ha assunto l’amministrazione dell’infermeria; i giovani sono molto contenti di Melina che li riceve con amicizia, li ascolta, compra subito le medicine prescritte dal medico. Così Berta può fare a tempo pieno il suo mestiere di infermiera.

Anche Giulia ha migliorato molto il programma di reinserimento lavorativo e di micro-imprese.

 

Anche nella scuola, di cui Diana è l'eccellente responsabile, la differenza è più che evidente. I tre maestri si sono identificati con il Mojoca e non hanno paura di fare ore supplementari quando è necessario.

 

Anche i laboratori d’inserimento al lavoro stanno migliorando con un nuovo istruttore per la falegnameria e per la sartoria (Sara).

Dovremo prendere in prova un panettiere per l’impresa di strada e il laboratorio di panificio.

Tenteremo di continuare il laboratorio di bigiotteria iniziato da Maria Concetta.

 

Continua la telenovela dell’impresa di strada. Martedì scorso sono andato, con Ivette, Glenda e il rappresentante della cooperazione governativa canadese, a visitare una cooperativa di cui avevo già sentito parlare in una delle più grandi baraccopoli della capitale, il Mezquital. Adesso non è più una baraccopoli ma un quartiere popolare come tanti altri. Lì c’è una “cooperativa” che dà lavoro a 75 donne, producendo artigianato venduto negli Stati Uniti. Hanno aperto una scuola elementare e materna e una clinica per tutto il quartiere. Fatte le presentazioni, dissi che noi venivamo soprattutto per sapere come funziona una cooperativa.

Colpo di teatro. La responsabile rispose che loro non erano una cooperativa, ma un’associazione civile non lucrativa come noi. Non sapevano spiegare molto perché potevano fare fatture ed esportare prodotti, ma mi hanno dato il telefono del loro avvocato; così ho preso contatto con lui, poi con Lucrecia e ho saputo che noi possiamo vendere i nostri prodotti per sostenere il Mojoca.

Questo semplifica enormemente tutto perché non bisogna fare un'altra associazione; tutte le cose che compriamo sono del Mojoca e non di un'altra associazione.

Ancora non è chiaro se dobbiamo fare una modifica negli statuti per esplicitare che facciamo questo tipo di attività produttiva e commerciale o se questo non è necessario.

Lucrecia ha inviato una richiesta all’ente delle entrate per sapere come agire, ma noi vogliamo iniziare subito la nostra impresa con la fabbricazione di biscotti.

Questa decisione è stata presa dalla giunta direttiva e ha rallegrato tutto il personale e i ragazzi che cominceranno a lavorare nella nostra impresa.

 

 Abbiamo deciso di celebrare ogni anno la festa dell’amicizia tra i popoli che sarà segnata quest’anno dall’inaugurazione della targa commemorativa di tutte le persone e associazioni che hanno permesso l'acquisto, la ricostruzione e ristrutturazione delle case del Mojoca. Lo faremo indicativamente nella 2° settimana di marzo e ci piacerebbe che Remo e un rappresentante della Rete belga fossero presenti per l’occasione, perché è chiaro che il posto di onore nell’amicizia spetta ad Amistrada e alla rete belga.

 

Ultima importante notizia: è arrivata al conto corrente del Mojoca la sovvenzione dell’ENEL-CUORE tramite Mani Tese.

I lavori nella casa dell'Otto Marzo procedono bene, sono fatti con competenza e molta onestà, perché il direttore dei lavori a volte diminuisce le spese invece di aumentarle.

Ieri hanno iniziato a dipingere le pareti, di verde, arancione, giallo, bianco, marrone. Durante la cena ho chiesto alle ragazze se piaceva loro. Hanno detto di sì. Poi ho fatto la stessa domanda alle bambine e ai bambini. Il loro “Si abuelo!" è stata molto più forte ed entusiasta.

Poi, Estefani, che chiamiamo Pepi, una bimba di tre anni, ha cominciato a battere le mani, seguita poi da tutte le bambine e bambini, un applauso lungo, leggero, dolce, come il volo dei colibri.

Le mamme, stupite, li guardavano senza dire una parola. Non avevo mai visto una scena simile, venti due mani di bimbe e bimbi di due, tre o quattro anni, che applaudivano, senza che un adulto li avesse invitati a farlo.

Un applauso di felicità che era anche per voi che permettete alla casa dell'Otto Marzo di esistere grazie alla vostra amicizia.

 

Mi sembra di avervi detto l’essenziale.

Vi abbraccio con questa amicizia stupenda che ci unisce al servizio dei più poveri,

Gerardo

 

P:S:. il 1° febbraio arrivano le due educatrici del servizio civile internazionale mandate da Mani Tese. Si potrebbe vedere se Amistrada può fare lo stesso servizio.