testimonianze + 2009 ottobre 20,  Guatemala - anniversario della rivoluzione di ottobre (1944),

 

Care amiche ed amici delle ragazze e ragazzi di strada,

approfitto del giorno della festa di ottobre e della collaborazione a distanza di Valentina alla quale detto questa lettera, per scrivervi qualche notizia del Mojoca.

 

 RIGETTO DELLA POVERTÀ

Sabato scorso, 17 ottobre, 25 ragazze e ragazzi del Mojoca che tutt'ora vivono in strada, hanno partecipato a una manifestazione contro la povertà. Questa iniziativa, lanciata dal movimento francese "Quarto Mondo", è stata ufficializzata dall’ONU che ha dichiarato il 17 ottobre "giorno di rifiuto della povertà". In Guatemala, la manifestazione era organizzata dalla sezione locale di "Quarto Mondo". E' una organizzazione molto vicina a noi per i valori, il modo di lavorare e l'importanza data alla formazione culturale. Il gruppo del Mojoca era il più dinamico ed entusiasta e scandiva slogan incisivi. Si sentiva che ragazze e ragazzi erano orgogliosi di fare parte del Mojoca.

 

IN CONTINUO AUMENTO

Purtroppo slogan e manifestazioni non bastano ad arrestare la miseria che si espande sempre di più e aumenta notevolmente le difficoltà del nostro lavoro. Ad esempio sono sempre più frequenti i ritorni alla strada da parte di giovani che ne erano usciti. Una malattia, che impedisce loro di lavorare per una settimana, fa spendere loro in medicine i soldi per comprare la merce da vendere e impedisce di pagare il fitto della camera, annienta in pochi giorni gli sforzi di vari anni e li obbliga a cercare rifugio in un gruppo di strada. Il Mojoca si trova di fronte alla necessità di aiutare per una seconda volta queste ragazze e ragazzi a inserirsi nella società.

 

La miseria crescente, l'impossibilità di trovare un lavoro che permetta di vivere, spesso per il solo fatto che sei della strada o che hai un tatuaggio, obbliga altri a ricorrere al furto per avere qualcosa da mangiare o trovare i cinque euro necessari per completare l'importo dell’affitto. Ora la repressione è più violenta e molte ragazze e ragazzi sono arrestati ed incarcerati.

 

LA CULTURA DELL’ESTREMA POVERTÀ

Penso che per noi sia molto difficile, addirittura impossibile, capire fino in fondo la cultura dell’estrema povertà. Io che dal '93 passo molte giornate con ragazze e ragazzi di strada, ancora non riesco a capire dal didentro ciò che significa vivere ai margini della società. Non c'è solo la fame che ti attanaglia il ventre ogni secondo della giornata, la mancanza di tutto ciò che è necessario per una vita normale: un tetto, i vestiti, le cure mediche, la scuola, i libri, i giocattoli. C'è soprattutto l'umiliazione continua. Uno si sente un paria, della casta degli intoccabili, dei lebbrosi sociali. Il mondo degli altri è in alto, inaccessibile. I ragazzi e ragazze di strada, gli indigenti. Mi diceva un ragazzo di 15 anni: "ci trattano come immondizia, e noi diventiamo immondizia!". Vivere nella strada significa anche vivere al momento senza prospettiva di futuro, significa godere a pieno delle piccole gioie effimere di un pasto, di un gesto di amicizia, della droga condivisa, di un amore di strada. E' fatalismo accettare come naturali i colpi e le disgrazie, sorprendersi se uno ti ascolta, ti rispetta, non tenta di abusare di te.

 

RIPRENDERE FORZE PRIMA DI RICOMINCIARE

E allora non mi sorprendo, non mi scandalizzo se qualche ragazza o qualche ragazzo, entrato in una delle nostre case, non dimostra voglia di uscirne. Comprendo e accetto che approfittino di questa pausa nella fame e nella umiliazione e so che un giorno o l'altro tornerà impetuosa la voglia di libertà. Negli ultimi mesi, sono tornate alla 8 de marzo tre ragazze che per anni avevano vissuto in modo autonomo fuori dalla strada. La camera di una di loro era stata inondata dalle piogge torrenziali, aveva perso molto del poco che aveva e cercava un rifugio per i suoi due figli di cinque anni e quattro mesi. Un'altra, anche lei con due figli, era stata derubata di tutto ciò che vendeva, era cascata in depressione e su consiglio della nostra psicologa chiese di tornare nella 8 marzo. Il compagno della terza era stato incarcerato per furto lasciandola senza soldi per vivere e pagare il fitto. Non è che avessero tante risorse e lui, e a volte anche lei, vivevano del magro ricavato dalle vendite di caramelle nei mezzi pubblici. Nella capitale ci sono centinaia o addirittura migliaia di persone che vivono vendendo caramelle. E lei, incinta di tre mesi e con un bambino di cinque anni, è stata costretta a chiedere un posto nella 8 marzo. Ma subito si è ripresa, ha cercato lavoro e casa. Con l'appoggio del Mojoca è tornata alla vita indipendente, molto più difficile, ma libera. La seconda farà lo stesso fra qualche giorno e la terza le seguirà fra poche settimane.

 

QUINDICI ANNI FA, L’8 OTTOBRE, NASCEVA LA PRIMA BIMBA DEL MOJOCA

Domenica della scorsa settimana, abbiamo festeggiato il ritorno alla vita indipendente di queste tre giovani madri-coraggio assieme ai quindici anni di Germania, la prima bambina di una ragazza uscita dalla strada, nata dopo il mio arrivo sulle strade del Guatemala. Germania prosegue brillantemente gli studi e fra tre anni entrerà all'università. Le ho trasmesso il gusto alla lettura e legge due libri impegnativi ogni mese. Per il suo compleanno l’ho accompagnata in una libreria dove ha scelto "Il mondo di Sofia". La bibliotecaria della sua scuola l'ha fatta iscrivere ad un club di lettura. Germania è una ragazza sveglia con la quale è piacevole parlare perché si interessa di tutto e ti fa mille domande.

 

LA GENERAZIONE DEL CAMBIAMENTO

Ci sono molte ragazze e ragazzi che la seguono. Domenica scorsa, si erano radunati nella casa della tredicesima strada una trentina di Quetzalitas e quarantotto Mariposas (bambine e bambini da pochi mesi fino a 12 - 13 anni). Loro sono la generazione del cambiamento. Le loro  madri e i loro padri difficilmente guariranno completamente dalle ferite della loro infanzia, che li insegue come uno stigma. La maggior parte delle loro bambine e bambine non hanno vissuto queste esperienze traumatiche e sono loro che formeranno il Mojoca totalmente autogestito e totalmente permeato dall'amicizia.

 

L’ESSENZIALE È INVISIBILE PER GLI OCCHI E PER LE STATISTICHE

Molte organizzazioni che ci appoggiano vogliono i risultati, e hanno ragione; bisogna fornire numeri nei rendiconti: x studenti hanno superato gli esami di fine d’anno, x sono entrati nella casa delle ragazze o dei ragazzi, x hanno iniziato la vita indipendente, x riescono a vivere grazie ad una micro-impresa, x si impegnano attivamente per un cambio di società. Sono numeri importanti, ma non rendono conto dell’essenziale che non è quantificabile, che si percepisce vivendo con loro giorno per giorno. Nella 8 di marzo io vivo la gioia dei genitori e nonni quando vedono i bambini che apprendono a camminare o a parlare, utilizzare parole nuove, entrare alla scuola materna, tentare di farti capire con parole e gesti le loro pene e le loro gioie. Nel lavoro con le ragazze e i ragazzi si prova lo stesso, la gioia dei piccoli progressi che fanno nel prendere coscienza della propria dignità, nel formare un progetto di vita, nel progredire negli studi (l'anno prossimo due ragazze entreranno all'università e molti hanno ottimi risultati nelle scuole esterne). Tutti questi progressi lenti difficilmente si esprimono in numeri. Si possono quantificare eventi esterni, tipo uscire dalla strada, iniziare a lavorare, eic.. L'essenziale è invisibile per gli occhi e si capisce solo con il cuore. L'essenziale è la trasformazione interiore, il progressivo allontanarsi dagli incubi dell'infanzia della strada, la lenta conquista della fiducia in se stessi e negli altri, la presa di coscienza che la povertà non è una fatalità, che può e deve essere combattuta. E' questo il sogno del Mojoca che si realizza soprattutto nella seconda generazione.

 

UNA RELIGIONE COLONIALISTA

La cultura guatemalteca riserva sempre sorprese. Tre domeniche fa di pomeriggio ero andato con i bambini e le mamme della casa “Otto Marzo" a fare una passeggiata e a mangiare un gelato italiano. Al ritorno abbiamo incontrato una processione della chiesa di San Domenico; il corteo era aperto da una banda di tipo militare, con tamburi, simile a quello che si vede attorno al 15 settembre, giorno della festa nazionale del Guatemala. Avevo l’impressione di essere in un altro mondo e in un’altra epoca storica, quello della cultura andalusa trapiantata con violenza, cinque secoli fa, nella cultura Maya. Gli uomini, con i tratti indigeni, vestiti di nero, separati dalle donne, canti religiosi, recita ossessiva del rosario, statue della madonna e dei santi come quelle che si possono vedere a Siviglia. Il tutto avulso dai problemi di questo tempo: una chiesa  colonialista ed alienante, alienata.

 

UN VANGELO DI LIBERAZIONE

Per fortuna, la chiesa guatemalteca non è omogenea e molti sacerdoti delle parrocchie della periferia misera o della campagna lavorano con la gente affrontando con loro i gravi problemi della vita quotidiana. E la chiesa che avevo conosciuto al Limón, con don Piero Nota, e che ho scoperto poco tempo fa nella parrocchia di sacerdoti italiani dove lavora un religioso che ho conosciuto come studente all'università di Viterbo. Anche loro sono inseriti nella vita della gente con asili nidi, scuola per gli allievi che sono respinti dalle scuole pubbliche o private, gruppi giovanili dove si  incontrano "mareros" (giovani delle bande di quartieri popolari), tossicodipendenti ed alcolizzati. Ho preso contatto con quella parrocchia per inserire in una comunità giovani che vanno alla vita indipendente e che spesso incontrano difficoltà perché si sentono soli in una realtà estranea.

 

L’TALIA SEMPRE PIÙ SIMILE AL GUATEMALA

Con la crisi economica grave che colpisce i più poveri anche l'inserimento nella società diventa sempre più problematico. E’ il contenuto di un libro profetico di Dennis Moore dal titolo "tutti alla strada”, perché il sistema neo-liberale, come si vede anche in Italia, non permette a milioni di persone di pagare un affitto, meno ancora di pensare a comprare una casa. La strada è lo specchio della società, lì si manifestano con maggiore evidenza gli aspetti negativi del sistema economico mondiale. Non c'e quindi da stupirsi che proprio una associazione come la nostra subisce maggiorente gli effetti negativi della evoluzione del mondo attuale.

 

Questo è anche sempre più evidente in Italia, l'ho notato negli incontri che ho avuto con vari gruppi di Amistrada. Non si parlava più solo del Guatemala ma anche dell'Italia. Io ho incontrato molte persone scoraggiate, quasi rassegnate, perché non vedono alternative al sistema dominante in Italia. E' forte la tentazione di ripiegarsi su se stessi, sui problemi sempre più gravi della propria famiglia. Amistrada può svolgere un ruolo importante nella creazione di un’alternativa dal basso, nel creare gruppi di resistenza, però bisogna programmare riunioni periodiche, incontrarsi, parlare dei propri problemi e dei problemi del luogo in cui si vive, cercare insieme soluzioni, vincere insieme il senso di impotenza, di frustrazione, di disperazione, credere malgrado tutto che un mondo diverso è possibile.

 

IL PAESE DELL’IMPUNITÀ

La scorsa settimana, sono stato convocato nei locali giudiziari per ricevere notizie delle inchieste svolte per scoprire gli autori delle minacce e dei tentativi di estorsione che il Mojoca ha conosciuto nei mesi di agosto di settembre scorso. Sono stato ricevuto da un procuratore molto gentile che mi ha detto ciò che mi aspettavo di sentire, che gli autori delle minacce non erano stati identificati. Infatti si tratta di inchieste molto difficili, tanto più che le chiamate anonime si fanno abitualmente con cellulari. E' un'attività economica molto redditizia. Quando i malviventi hanno capito che da noi non avrebbero ricevuto neanche un centesimo, avranno cercato altre persone o istituzioni da ricattare. Il gentile funzionario di giustizia mi ha anche dato copia di un ordine in cui aveva intimato alla polizia nazionale di proteggere le nostre case.

 

LA RIPRESA

Ora la tempesta è passata e abbiamo anche scelto un'amministratrice che inizia il suo lavoro il 25 ottobre. Possiamo quindi riprendere a pieno ritmo il lavoro e cominciare a programmare bene la creazione di una società commerciale che ci darebbe il diritto di vendere prodotti e servizi e di dare lavoro a ragazze e ragazzi usciti dalla strada. Abbiamo l'appoggio di una ONG italiana, l'INA-FICT. Vi parlerò in una prossima lettera di questa nuova iniziativa che richiede una preparazione molto attenta e prudente.

 

Vi auguro una buona e allegra Assemblea Generale e vi mando, assieme ai miei, gli affettuosi saluti delle ragazze e ragazzi e del personale del Mojoca.

 

Gerardo