testimonianze + 2008 agosto 31 - Guatemala

 

Care amiche e amici delle ragazze e ragazzi di strada,

 

Già molti di voi sono tornati a casa per le vacanze e hanno ripreso la vita di tutti i giorni. Alcuni, i più fortunati, possono prolungare questo tempo di riposo. Spero che questo periodo sia stato per voi felice e sereno.

Approfitto della presenza di Valentina che sta già in Guatemala da 10 mesi nelle "Brigate di pace" per scrivervi alcune notizie perché per me è difficile scrivere lunghe lettere al computer.

Vi darò alcune notizie che completerò nelle prossime lettere.

 

La vita quotidiana nella casa 8 marzo

 

Per ora vivono in casa 11 ragazze e 10 bambine e bambini, il loro numero è stabile. A volte entra una nuova ragazza, a volte ne esce un'altra per inserirsi nella società o per tornare in strada. Non si esce da un giorno o l'altro dalla strada. Sono necessari vari tentativi per stabilizzarsi in una vita differente.

 

Nella "casa degli amici",vivono in media 14 ragazzi. Le due case hanno permesso una maggiore continuità nelle presenze nella scuola e nei laboratori di apprendistato.

 

La vita in casa è movimentata: tra le 4 e le 6 della mattina, le ragazze si alzano, fanno la doccia, puliscono la parte della casa che compete loro, preparano i figli e li accompagnano all'asilo nido, alla scuola materna o elementare. Se non lavorano fuori, alle 8 a.m. si trovano nella casa dei ragazzi dove è stata ospitata la scuola in aule prefabbricate sulla terrazza fino a quando non sarà terminata la costruzione e ristrutturazione del centro educativo della tredicesima strada.

 

Anche nella casa delle ragazze sono state istallate provvisoriamente l'amministrazione, il coordinamento dei programmi e i laboratori di sartoria e di panificazione/pasticceria che funzionano dalle 2 alle 5 p.m.

 

Alle ore 18, tutte le ragazze si ritrovano in casa con i loro figli. Si occupano di loro. A turni preparano la cena o fanno la spesa, altre lavano i loro indumenti, altre guardano la tv. Dopo una lunga giornata di lavoro, ognuna occupa il tempo come le pare. Verso le ore 20 si cena. Ogni martedì si fa una riunione per valutare la settimana passata, programmare la seguente, prendere iniziative varie. Ogni giovedì mattina, dopo la colazione, c'è un incontro con una psicologa per affrontare eventuali problemi che possono sorgere nella convivenza quotidiana e per discutere dell'educazione dei figli.

 

Tuttavia, questo schema della vita quotidiana è spesso sconvolto dalle emergenze. La salute dei piccoli è fragile soprattutto in questi tempi in cui si possono contrarre facilmente per strada "malattie contagiose". Una o due volte la settimana, anche di notte, bisogna accompagnare al pronto soccorso una bambina o un bambino, a volte una ragazza incinta. La mamma rimane sempre nell'ospedale con la figlia o il figlio per prendersene cura e di evitare che sia rubata/o. Tre volte al giorno le compagne portano loro da mangiare, a volte danno il turno alla mamma in modo che possa farsi una doccia e riposare qualche ora. Nella casa c'e' una solidarietà naturale e nessuno rifiuta di aiutare chi ne ha bisogno. Anche le due accompagnatrici, Mirna e Naty, sono generose e non contano il tempo

 

A volte ci sono altre emergenze, per esempio, qualche ragazza ancora poco stabile, non torna a casa. Quando è possibile si tenta di cercarla e di convincerla a tornare. Naturalmente ci sono tensioni o conflitti ma sempre si riesce a trovare un'intesa con il dialogo e la pazienza.

 

L'anno degli incontri internazionali

 

Quest'anno abbiamo fatto molti soggiorni all'estero.

 

In maggio Blenda e Carlos hanno passato tre settimane in Belgio e in Italia.

 

Alla fine di luglio siamo andati, Mirka, Maurizio, Nora ed io in Perù per partecipare a un convegno sulla difesa dei diritti dei bambini e adolescenti, e a vari incontri con associazioni giovanili.

Mirka e Maurizio del nostro comitato di gestione sono rimasti per tre altre settimane, per un periodo intensivo di formazione con il MANTHOC. Sono tornati, pieni di idee e di entusiasmo.

 

In questi giorni, Yemi, Morel, due giovani del comitato di gestione e René, partecipano a un incontro internazionale sulla violenza contro i giovani in Honduras.

 

In ottobre parteciperemo in massa al Social Forum delle Americhe nell'Università San Carlos situata nella capitale. Dieci dei nostri giovani aiuteranno come volontari. Per prepararsi passeranno qualche giorno in un villaggio nei pressi di San Marcos, nel nord del paese dove gli abitanti lottano per salvare la loro terra, la loro salute, il loro lavoro, la propria vita, minacciati dalle multinazionali che stanno aprendo miniere a cielo aperto per rubare l'argento, l'oro e altre materie preziose. Noi saremo presenti al social forum con esposizioni, video e dibattiti sulla condizione delle ragazze e ragazzi di strada: è il contributo che possono dare alla costruzione di una società più umana.

 

Dal 22 ottobre al 3 novembre, parteciperò con Yesenia a una serie di incontri nella capitale della Bolivia´, "La Paz".

Si dice che è la capitale più bella del mondo situata a 3700 metri di altitudine in mezzo alla cordigliera delle Ande.

Sono molto contento di questo invito che ci è stato fatto e che ci permetterà di conoscere da vicino la nuova Bolivia di Evo Morales, primo presidente indigeno di questo paese.

Il nuovo governo ha nazionalizzato le grandi risorse naturali del paese, in particolare il gas e il petrolio, affinché queste ricchezze siano innanzitutto al servizio del popolo boliviano. La vita della popolazione in solo sei mesi è notevolmente migliorata, in particolare nei settori della salute e dell'educazione.

Ma gli Stati Uniti, la CIA e altri predatori sono all'opera per tentare di creare la secessione delle province ricche o di fomentare una guerra civile.

In Bolivia, è anche l'avvenire del mondo che si sta decidendo.

Farò questo viaggio in ricordo del nostro amato amico Giulio Girardi che ha fatto vari soggiorni in questo paese per appoggiare la formazione dei leader indigeni.

A Giulio sarebbe piaciuto molto vedere di persona il primo governo indigeno.

 

Altri incontri sono previsti in Chiapas all'inizio di novembre dove si terrà un congresso sulla psicologia della liberazione e sempre in novembre nel Salvador in concomitanza con l'incontro di tutti i capi di governo latino americani, sul tema della gioventù.

I giovani vogliono far sentire la loro voce e non si accontentano che si parli di loro.

 

Un clima di terrore e di paura

 

Devo concludere questa lettera perché la mia benevola segretaria ha fra poco un impegno.

 

Avete già ricevuto la notizia sul primo premio attribuito al Mojoca dalla Fondazione Juan Bautista Gutierrez.

Non ci aspettavamo un tale riconoscimento della dignità delle ragazze e ragazzi di strada e della validità del loro movimento autogestito.

È la prima volta che riceviamo una sovvenzione importante in Guatemala e spero che sia l'inizio di un periodo in cui il Mojoca sarà aiutato anche nel proprio paese.

 

L'indomani di questo splendido evento, che ha riempito di gioia tutte le ragazze e i ragazzi del Mojoca, due accompagnatrici che stavano nella casa dei ragazzi hanno ricevuto telefonate anonime dove delinquenti proferivano minacce per esigere un pizzo mensile.

La telefonata non era destinata all'intestatario del telefono, morto da una cinquantina di anni.

Non abbiamo perso la calma, abbiamo preso misure di precauzione e fino ad ora, questi delinquenti non sono più riusciti a prendere contatti con noi.

Sembra che queste minacce siano frequenti in Guatemala dove imperversano le bande criminali legate al traffico delle droghe e agli squadroni della morte.

Abbiamo chiesto l'appoggio delle Brigate della pace e di altre organizzazioni in difesa dei diritti umani.

Siamo prudenti, ma non timorosi ed i più coraggiosi sono le ragazze e ragazzi che vivono o hanno vissuto in strada.

Quando abbiamo ricevuto la notizia delle chiamate, Glenda e Mirna Cuté mi hanno accompagnato alla casa dei ragazzi e lì Kenia e Maria Elena stavano sempre vicino a me per proteggermi.

 

Il clima di terrore e di violenza purtroppo continua a crescere nel paese.

Alcune ragazze che avevano iniziato una microimpresa, per esempio un "comedor”, ristorante popolare, hanno dovuto chiudere la loro attività perché delinquenti volevano imporre imposte che non avevano la possibilità di pagare.

Altre che avevano una vendita che permettevano loro di vivere in modo dignitoso sono state derubate.

L'inserimento nel lavoro è sempre più difficile, e abbiamo elaborato un programma d'emergenza per poter attribuire prima della fine dell'anno una quindicina di microcrediti, per permettere alle ragazze e ragazzi di organizzare una microimpresa.

 

In questo mese e mezzo che ho passato in Guatemala ho fatto molte riunioni con i gruppi di lavoro per vedere come migliorare l'organizzazione e la metodologia del lavoro.

Passo molte ore al giorno ad ascoltare ragazze e ragazzi, lavoratrici e lavoratori del movimento.

 

La situazione è difficile, ma noto in tutti la volontà di continuare a lottare insieme alle ragazze e ragazzi di strada.

L'anno prossimo, quando potremo ritornare nel centro educativo della 13a strada, il nostro lavoro sarà semplificato perché saremo tutti insieme e perché avremo gli spazi necessari per svolgere tutte le attività.

 

Per la fine di ottobre, le due nuove costruzioni dovrebbero essere terminate e ci rimane da fare una ristrutturazione dei vecchi edifici per non essere obbligati a ricominciare i cantieri nei prossimi tempi.

 

Grazie alla vostra generosa creatività, siamo riusciti fino ad ora ad avere le risorse necessarie per pagare i lavori. Mancano solo 30 mila euro per finire il tutto.

 

La ricostruzione della casa era necessaria perché il comune aveva chiuso il nostro centro educativo.

La vedo  come la metafora della nostra missione: appoggiare ogni ragazza e ragazzo di strada a ricostruire la propria esistenza, a riacquisire il senso intimo del suo valore di persona, a riprendere fiducia in se stesso e negli altri e ad impegnarsi per la costruzione di una società più giusta.

All'odio e al terrore vogliamo sostituire la pace e l'amicizia.

 

Gerardo Lutte