testimonianze + 2007 Settembre 15

Guatemala, 15 Settembre 2007-09-15

LA CASA DEGLI AMICI

Il fracasso di tamburi

Oggi si festeggia la festa nazionale del Guatemala, l’anniversario dell’indipendenza dalla Spagna. Vi scrivo nel rumore assordente dei tamburi, nel mio appartamentino nella casa dell’Otto marzo. Durante tutta la giornata sfileranno studenti e studentesse di numeroso scuole in uniformi militari di operetta. In un paese dominato a lungo da dittature militari e dove l’esercito continua ad essere la forza più potente, la festa nazionale ha un sentore di guerra. Ed è la guerra interna che promette il candidato alla presidenza più votato domenica scorsa, il generale Perez Molina, uno degli attori del genocidio degli anni ottanta, che promette la “mano dura” contro la violenza, ossia soprattutto contro i giovani. Se vince al secondo turno delle elezioni in novembre sull’inaffidabile Colom, tempi duri si annunciano per i ragazzi di strada.

La musica pacifica della marimba

Ieri era un’altra musica, una musica che, spero, cancellerà per sempre le marce militari. Al suono della marimba abbiamo inaugurato la “CASA DEGLI AMICI”, così i giovani hanno deciso di chiamare la loro abitazione. I cinque fondatori sono Osman,17 anni, Morel, honduregno. 21 anni, Francisco, 19 anni, Factor, 22 anni e Mynor, detto Tatù. 36 anni., un veterano della strada. Il regolamento dice che l’età massima per fare parte del Mojoca è 28 anni ma i giovani, che prendono le decisioni, sanno fare eccezioni. Tatù vuole uscire dalla strada, ma per lui è difficile perché è rimasto gravemente handicappato dopo essere stato buttato da un ponte in un profondo burrone da sicari (così i ragazzi chiamano i membri degli squadroni della morte, delinquenti assoldati, guardie private, poliziotti, militari e altri sgozzatori incaricati della “pulizia sociale”, ossia dell’eliminazione dei giovani della strada e delle bande dei quartieri popolari). Tatù è scappato alla morte, ma ora non si muove che con stampelle. Prima andava a dormire nell'"albergo degli indigenti”, aperto da un gruppo carismatico cattolico che ha trovato questo nome così delicato, adeguato all’idea che si fanno di carità. Dall’esclusione dell’indigenza alla gioia della condivisione: questo il percorso che ha ridato dignità e gioia di vivere a Mynor.

Due dei questi ragazzi, e presto tre, hanno la fidanzata o la sposa, nella casa dell’Otto Marzo. Possono passare insieme il sabato e la domenica (gli altri giorni si ritrovano nel centro sociale) fino a quando si sentiranno pronti per vivere insieme nella propria abitazione. Inés si era ripromessa che quando il suo ragazzo sarebbe entrato nella casa degli amici anche lei avrebbe chiesto di tornare alla casa dell’Otto Marzo e così ha fatto:

La casa dei ragazzi è stata costruita negli anni ’30, dai Maselli, emigrati da Brescia, che vi hanno istallato la prima fabbrica di pasta italiana in Guatemala. E’ lì che abbiamo trasferito il laboratorio di falegnameria. La casa è molto bella, ampia, con grandi finestre, con una splendida porta in legno all’entrata e preziose finestre di legno. E’ rimasto il tavolo che si era fabbricato il fondatore e dove ogn giorno prendeva l’aperitivo. Il patio è pieno di belle piante e fiori e contiene anche una vigna e piante di caffè. Una casa che ha un’anima e una storia d’amore. La mamma Maselli è morta due anni fa all’età di centocinque anni. Tutto questo me l’ha raccontato Doña Tranquilla, una figlia dei Maselli, contenta di affittare la casa di famiglia ai ragazzi di strada. Già aveva dato una sua casa, nella vicinanze del nostro centro sociale,  a un’organizzazione evangelica che serve ogni sera una cena gratuita a centinaia di persone tra le quali molte ragazze e molti ragazzi di strada.

La casa era piena di ragazze e ragazzi del Mojoca, di numerose amiche ed amici del “Quarto Mondo”, che lavora con i bambini del deposito di immondizie, e di “Medici senza Frontiere”, che chiudevano una casa e ci hanno regalato splendidi tavoli e altri mobili. Erano presenti Gilda Esposito e Giovanni della Cooperazione Governativa italiana, padre Nacho e il suo gruppo di Cordoba, che hanno contribuito al finanziamento della casa, il Comune, che ha mandato l’orchestra di marimba e l’istituzione del governo “Bienestar Social”, che ha contribuito alle spese della festa.

La festa si è conclusa con un ballo dove sono stato trascinato dalle ragazze della Otto Marzo. Con loro ed i loro figli ho scoperto la gioia di essere nonno e ho deciso di stabilirmi in Guatemala.

Grazie anche alla vostra amicizia, il Mojoca ha realizzato un altro dei suoi obiettivi importanti. Ora tutte e tutti insieme dobbiamo consolidare questa conquista e gli altri programmi del Mojoca. Abbiamo ancora molto da fare insieme. Ve lo diranno le due rappresentanti del Mojoca, Maria Elena e Kenia, che fra poco arriveranno con me in Italia.

Un affettuoso abbraccio da parte mia e di tutte le ragazze e ragazzi del Mojoca,

Gerardo