testimonianze + 29 ottobre 2006 - morte di Miguel

Miguel, 17 anni circa, veniva ogni giorno al Movimento e seguiva regolarmente la scuola. Quelle e quelli che hanno visitato il Movimento in questi ultimi tempi si ricorderanno di questo ragazzo tranquillo e taciturno. Miguel voleva uscire dalla strada, era nella lista di quelli che vogliono entrare nella casa che speriamo di aprire in gennaio.

Un mese fa era stato pestato a morte dai sicari incaricati di eliminare le ragazze e ragazzi di strada. E' morto solo in ospedale.

Sono permesse solo due visite di un'ora alla settimana. L'ospedale non ci ha avvisato della sua scomparsa e quelli che sono andati il giorno della visita, hanno trovato il letto vuoto. La sua famiglia - la strada, il Mojoca - non hanno potuto vegliarlo e accompagnarlo ai cimitero.

In Guatemala, continua la guerra sporca contro i giovani. Nessuno riesce a fermare la mano degli assassini. Sono loro che dominano il nostro mondo.

Un amico che aveva saputo della morte de Miguel mi chiese: "Cosa possiamo fare".

Per lui, purtroppo nulla. Per le ragazze e ragazzi che ancora vivono, ma la cui vita è quotidianamente minacciata, risponderei: rinforzando il Mojoca, dando loro i mezzi per svilupparsi.

Lo ha capito bene una socia di Amistrada che ci ha dato, in modo anonimo, 5.000 euro per la casa dei ragazzi, come avevano fatto prima di lei due altre socie con 6.000 euro.

O come fanno molti giovani europei che si pagano sei o dodici mesi di tirocinio o di puro volontariato con le ragazze e ragazzi di strada.

E soprattutto lottando qui, nell'occidente ricco contro l'oppressione dei paesi del Terzo Mondo.

In memoria di Miguel, che ha lottato a lungo contro la morte, come mi scrive July che era andata a visitarlo la vigilia della sua morte, ecco una poesia di una poetessa nicaraguense pervenuta tramite Nora.

Adiós Miguel, amico, fratellino.

Gerardo

 

Questo bambino è morto per disidratazione

o denutrizione, se preferisci.

Ma è morto per qualcosa di più

che non entra in un certificato di morte

in una storia

in un lamento.

È morto per aver attraversato scalzo e solo

il dolore lungo
è morto secoli di fame e freddo

è morto per non avere sogni dipinti con matite colorate

è morto per ignorare il sorriso

e la brevità delle domeniche

e quello che si nasconde sotto il telone del circo.

Ed è morto anche di scambio ineguale

di imperialismo

di blocco economico

di dollaro finanziere della morte

di deputati compiacenti

che approvano preventivi spaventosi

è morto di tutto quello che ti sembra polemica,

ma, vedi, uccide.

 

Questo bambino è morto anche di me e di te

che intrichiamo i nostri piedi in carte e discorsi

quando bisognava correre a pugnalare la sua morte.

Ora che ci è scappato dalle mani

come un piccolo insetto meraviglioso

che sfugge irrimediabilmente

aiutami a riaggiustarmi nel mondo

perché la morte di un solo bambino

è una condizione

terribilmente sufficiente

e urgentemente necessaria

a riaggiustare il mondo.

Bisogna allora accomodare viti

e rimuovere molle

e rovesciare strutture

e indicare colpevoli

con nome e cognome e conto bancario.

Aiutami perché ho paura di odiare

non mi importa dell’amore

se muore un bambino.

 

Mariana Yonusg Blanco