testimonianze + 2006 luglio, Gerardo

Care amiche ed amici,

quando avrò il tempo vi racconterò la veglia funebre e il funerale di Carlitos.

Ho già visto molti funerali, purtroppo, ma mai uno come quello di Carlitos: tanta partecipazione - 49 per la veglia della notte, un centinaio per il funerale. Mai visto tanti pianti, grida, testimonianze di stima, preghiere, canti.

Tre giorni prima della sua morte si era descritto in questo modo:

1) sono onesto;

2) mi piace collaborare;

3) sono sincero;

4) sono uno studente (studiava nella nostra scuola;

5) sono tollerante;

6) sono amichevole;

7) mi piace la musica;

8) mi piace fare le cose con amore;

9) mi piace prendere cura delle mie cose;

10) mi piace partecipare.

Chiara Brunetti si ricorda di lui: "Conoscevo Carlos, quando l'ho conosciuto era un bambino e l'anno scorso mi ricordo che ero rimasta impressionata di quanto era cresciuto, mi ricordo dei suoi occhi penetranti tanto da mettermi a disagio e da abbassare i miei, sembrava così, sempre senza paura".

Carlitos veniva ogni giorno regolarmente nella casa. E tutti ci identificavamo con le grida lancinanti di Lupe, Guadalupe, la sua compagna: no, no, no, noooo! Porqué, Porque? Porque?

Carlitos avrebbe forse potuto essere salvato se il medico di una ONG internazionale dalla quale Mayra e Lubi l'avevano accompagnato fosse stato più competente e responsabile. Gli fece una iniezione dicendo che non era nulla e che faceva finta di non potere camminare per attirare l'attenzione. Rifiutò la proposta dell'infermiera di accompagnarlo all'ospedale. Questa grave negligenza professionale - alla quale reagiremo - ci ha fatto perdere un tempo prezioso.

Siccome la condizione di Carlos non migliorava, Mirna l'ha accompagnato alla sede di una istituzione, poi a un ospedale dove non gli hanno dato subito le cure di cui aveva bisogno.

E così, lui che passava le notti con le sue compagne e compagni del gruppo della Bolivar, è morto solo all'alba in un ospedale inospitale.

Un affettuoso abbraccio, Gerardo