testimonianze + 2002, Agosto  Alessia

Relazione di un' esperienza di studio in Guatemala(14 Luglio  26 Agosto)

A me, il compito di valutare un' esperienza come quella avuta in Guatemala.

In sette siamo partiti e in sette siamo tornati, ma ognuno cambiato, alcuni consciamente consapevoli di quello che è stato, altri respingenti un vissuto talmente forte da non avere le forze per gestirlo, altri semplicemente storditi dalla marea ancora confusa di "informazioni apprese".

Ma poi, cosa è stato? Se non una partecipazione emotiva incredibile, una  maggiore coscientizzazione e una comprensione di un'altra realtà. Quella del Guatemala, paese dalle profonde contraddizioni cresciuto tra abusi, violenze e dittature; e del fenomeno dei ragazzi della strada che è strettamente connesso alla storia e alla geopolitica di questo  paese. Quello che si può dire su un'esperienza di volontariato come questa e tanto e poco insieme. Tanto, è quello che si impara stando a contatto con i ragazzi, che inizialmente possono sembrare non darti fiducia, scrutandoti con il loro sguardo profondo, oppure solo divertiti dal tuo goffo tentativo di inserirti in dinamiche già ben consolidate, nel Movimento, da anni di lavoro . Ma dopo poco, dopo aver condiviso con loro piccoli momenti di vita, questi ragazzi si abbandonano completamente esternando gioie e dolori della loro vita.

Poco perché il tempo è poco e bisogna combattere con diversi problemi sia gestionali del Movimento, luogo io credo, di grande valore pedagogico ma anche inevitabilmente confusionario difficile da gestire proprio per la sua vocazione ad ispirarsi moltissimo alla mentalità della strada e ai suoi valori. Sia perché l'instaurarsi di dinamiche relazionali con i ragazzi è un processo lento che non segue un percorso unico.

Vorrei spendere due parole sulle attività e sull'organizzazione del Movimento dei ragazzi di strada, la cui sede è una vecchia casa colonica nel centro della città, ristrutturata dai ragazzi stessi che contiene in sé diversi spazi ognuno con una sua propria finalità. C'è il patio interno che ha un po' la funzione di riunire i ragazzi nei momenti di riposo dalle attività ed inoltre quella di ospitare giochi e feste quando vengono organizzate. Quante volte in questo luogo mi sono trovata a parlare ed ascoltare qualche ragazza/o o a consolare qualcuno che entrando la mattina presto nel movimento già aveva le lacrime agli occhi per qualche fatto accaduto durante la notte. Poi c'è la segreteria luogo strategico in cui Mirna lavora e dove si fanno riunioni ristrette tra accompagnanti, studenti e Gerardo. Di seguito c'è l'ufficio degli accompagnanti al quale hanno accesso un po' tutti anche se non sarebbe permesso. Qui, la mattina, si prepara il materiale necessario alle attività con una tazza di caffè e un giornale in mano tra ragazzi che vengono e vanno ognuno con il proprio bisogno, ognuno che ti chiede qualcosa. Mi viene in mente Alma che chiede i pannolini per sua figlia o Carlita che concitata come al solito si preoccupa di consegnarti la sua preziosa crema. Altrimenti questa stanza viene occupata da qualche ragazza/o per produrre collane e bracciali fatti di perline colorate. Pochy era riuscito, prima che noi partissimo, a farne più di cento in un giorno! Di seguito viene la stanza di produzione vera e propria con le quetzalitas  che cuciono ininterrottamente stoffe e tessuti coloratissimi .ognuna con la sua macchina da cucire, ognuna con i propri problemi che a volte condividono tra loro confrontandosi, anche aspramente. Dopo si trova la stanza di Nueva Generación il gruppo dei ragazzi che come le quetzalitas sta tentando di auto organizzarsi, qui si svolgono le riunioni dei ragazzi con il coordinamento del grande Renè uno dei veterani tra gli accompagnanti, calmo e solido cerca di veicolare l'organizzazione di un gruppo molto instabile e a volte svogliato.

Lavorare con ragazzi così è spesso difficile, riuscire a farli partecipare, pur essendo alcuni storditi dagli effetti residui del solvente inalato fino allo sfinimento durante la notte, o insonnoliti dopo una notte passata a vagare per la città.

Ma la loro forza riesce spesso a farli destare da quell'eterna sensazione di impotenza e confusione in cui sono, ed è proprio quella forza che devono rendersi conto di avere, che li aiuta a superare i torpori  della stanchezza, e la sfiducia. La presenza di noi studenti credo sia proprio finalizzata a questo, ad aiutarli a rendersi conto delle grande potenzialità che hanno, facendole uscire da una corazza difensiva che hanno dovuto costruirsi per sopravvivere ad un'esistenza tanto dura e difficile.

Ovviamente subito dopo la stanza dei ragazzi c'e quella delle Quetzalitas, anime portanti del Movimento, donne forti e fragili insieme, che per la maggior parte è uscita dalla strada e ora cerca di dare una vita dignitosa ai propri figli. Le riunioni di questo gruppo si svolgono sempre di giovedì pomeriggio e vi partecipano molte ragazze, coordinate da Patty idolo e fermo punto di riferimento, e anche molti bambini che si mischiano caoticamente e giocosamente tra le partecipanti. In questa stanza avvengono anche incontri nei quali le ragazze parlano dei loro problemi e delle loro aspirazioni oppure si discute di alcuni temi sociali, di educazione sessuale o semplicemente di organizzazione delle attività. Di seguito il bagno dove ogni mattina i ragazzi si recano per lavarsi e che ovviamente devono pulire a turno, come d'altronde tutto il resto della casa.

Si giunge al salone dove Mario si occupa dell'"educazione" a vari livelli concentrandosi maggiormente sull'alfabetizzazione e su attività didattiche creative con l'ausilio di due volontari e dei "potenti mezzi tecnologici" del Movimento. Poi la panaderia, un laboratorio di panetteria dove le titolari Josefa e Silvia producono dolci e torte grazie ad un forno professionale e ai consigli di Mariza, la cuoca, che oltre a dover cucinare tutti i giorni anche per trenta quaranta/ persone riesce anche ad ascoltare le confidenze e i dolori dei ragazzi o a sopportare le loro furberie ed insistenze. La cucina, infatti, che dovrebbe essere sempre chiusa , è in realtà un via vai di ragazzi che affamati si affollano alla porta per rimediare un limone con un po' di sale o un pezzo di pane. Anche fare l'esperienza della cucina è importante, a me è servita per osservare i ragazzi meglio e a volte per sentirmi più utile. Si perché non sempre si riesce a fare praticamente qualcosa per il Movimento e per i ragazzi  e magari preparagli un pasto caldo aiuta a sentirsi più parte di un processo impercettibilmente in funzione.

Di fronte alla cucina un atro patio più piccolo con dei lavatoi dove i ragazzi lavano i piatti dopo avere mangiato o i propri vestiti che poi lasciano seccare su dei fili che attraversano il cortile .alle volte è difficile passare per quanti ce ne sono, per raggiungere al piano superiore l'ufficio di Gerardo e la stanza dei computers a cui da quest'anno hanno accesso anche i ragazzi che fanno parte dell'equipo cordinador. Si perché il 17 agosto 2002, dopo vari anni di preparazione,  i ragazzi hanno eletto sette loro compagni incaricati di organizzare, con l'appoggio degli accompagnanti, il Movimento. Questo è stato un momento molto importanti e sentito da tutti, i ragazzi sembravano molto presi dalla sua organizzazione, il momento dell'elezione è stato estremamente commovente, finalmente le ragazze/i hanno avuto la possibilità di scegliere, assumendosi una responsabilità molto forte. Certo è che un processo così importante non è stato privo di litigi, decisioni sofferte, paure e dubbi, ma alla fine è stato celebrato tutto con molta felicità ed entusiasmo, che speriamo duri nel tempo vincendo le difficoltà.

Quello che ho fatto qui e semplicemente una descrizione acronistica di una esperienza indescrivibile in termini di parole o contenuti, basti dire che forse il processo più difficile è quello di rielaborazione una volta tornati indietro, una volta essersi scontrati con una vita quotidiana che ci si è scelti durante un percorso di vita ma che si fa fatica a riaccettare dopo aver visto e sentito quanto può essere difficile o a volte impossibile conquistarsi dei beni materiali o delle sicurezze affettive che si è abituati ad avere e a volte a disprezzare.

Quello che posso dire è che vivere a contatto con una realtà così dura è sicuramente utile per rivalutare molte cose che sembrano scontate in una vita come la nostra, e che condividere e farsi travolgere da sentimenti così forti mi ha aiutato a riappropriarmi della mia vita e a dargli una sua dignità più alta. Le persone con cui si viene a contatto sono speciali  e parlo di persone perché i ragazzi di strada sono vere persone con una loro struttura interna molto complessa e con una maturità nata da una forzata crescita e dalla voglia di buttarsi nella vita forse troppo presto. E' stata un'esperienza conoscitiva molto profonda guidata pazientemente da Gerardo che con la sua falsa disattenzione ci aiutava "dall'alto", e dagli accompagnanti che ognuno con i suoi piccoli difetti continua a combattere e a lavorare per un progetto importante.

Il mio ultimo pensiero va a loro .ai ragazzi tanto fragili ma tanto forti che con la loro intelligenza e volontà possono riuscire a scegliersi finalmente una vita migliore e più dignitosa nel rispetto dei diritti umani più elementari e nella costruzione di un futuro professionale più qualificante che gli dia gli strumenti di riscatto da una società che per troppo tempo li ha emarginati.

 Alessia