le ricerche + Laura Giarrusso: L’ amore in strada

          Esperienze di vita di coppia nei ragazzi di strada del Guatemala

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PRESENTAZIONE

           La ricerca da me condotta affonda le sue radici nell’esperienza di volontariato che ho svolto in Guatemala durante l’estate del 2002. Dal primo contatto con una terra così diversa dalla mia e dal primo incontro con i ragazzi di strada ho avuto subito la sensazione di voler conoscere dall’interno, per quanto ciò sia possibile, la realtà guatemalteca e, in particolare, il fenomeno dei ragazzi di strada. Dopo le sei settimane trascorse a Città del Guatemala come volontaria del Mo. Jo. Ca, mi resi conto che la mia “fame di conoscenza” era solo aumentata; capivo solo allora quanto fosse illusorio pretendere di avere una comprensione esaustiva del suddetto fenomeno in un così breve lasso di tempo. L’impatto traumatico con un paese ricco di contraddizioni profonde e con un fenomeno così sconvolgente ai nostri occhi occidentali come quello dei ragazzi di strada, innescò in me un processo di maturazione personale e un profondo interesse verso la vita di milioni di bambini e adolescenti che crescono in situazioni disagiate sotto il profilo economico, culturale, familiare, relazionale, sociale, sanitario.

            Nacque così il desiderio di svolgere un’indagine conoscitiva sul campo: era per me assolutamente necessario ritornare in quel paese appena scoperto per approfondirne lo studio del contesto storico-culturale e soprattutto per analizzare un aspetto che mi aveva particolarmente colpito: le relazioni di coppia tra ragazzi e ragazze di strada.

            Decisi di prepararmi alla mia seconda partenza per il Guatemala con un bagaglio teorico sull’argomento, ma mi accorsi presto della netta distanza tra ciò che avevo letto e studiato e ciò che mi accingevo ad analizzare. Mi trovavo catapultata in una realtà decisamente differente, ciò non dipendeva da un demerito delle teorie studiate, ma dal fatto che chiaramente la validità delle teorie psicologiche con le quali entriamo a contatto nei nostri studi è strettamente connessa al contesto culturale nel quale vengono formulate.

            Ha suscitato stupore e turbamento in me, studentessa di psicologia, la constatazione che molte delle teorie dello sviluppo fino a quel momento studiate non avevano una corrispondenza con la realtà che osservavo, se non dei lievi, rari e “disordinati” punti di contatto. Ho deciso dunque di strutturare la mia ricerca basandola soprattutto sull’analisi delle storie di vita da me raccolte poiché centrate sul tema oggetto della mia tesi e, nonostante il limite bibliografico, sono andata a fondo nel mio intento.

            La prima parte del lavoro, divisa tra primo e secondo capitolo, è una necessaria premessa alla ricerca vera e propria. Nel primo capitolo presento i riferimenti teorici dei diversi approcci psicologici sull’amore e la vita di coppia; ho tentato di integrare il materiale reperito in Guatemala, decisamente carente per effettiva mancanza di letteratura specifica a riguardo, con quelle teorie che più potevano avvicinarsi all’argomento, nonostante la differente ambientazione. Il secondo capitolo ha lo scopo di rendere intelligibile il contesto culturale guatemalteco: ho steso una sintesi storico - politica ed una economica della situazione attuale del Guatemala, soffermandomi in modo più dettagliato sulle notizie presenti nel paese riguardo al fenomeno dei ragazzi di strada.

            La seconda parte espone la metodologia della ricerca: ho utilizzato lo studio di “storie di vita”, centrate sulle relazioni di coppia, per un approccio qualitativo all’esperienza personale dei soggetti  intervistati, guidata dalla convinzione che solo la comprensione profonda, fatta caso per caso, fornisca chiavi di lettura per accostarsi ad un tema così intimo e complesso, e che, in determinati contesti, l’approccio qualitativo sia l’unico possibile per condurre un’indagine di questo tipo.

            La terza parte, la più copiosa, è costituita dal fulcro del mio lavoro: dieci i capitoli atti a  racchiudere le diverse storie di vita, centrate sullo sviluppo, il desiderio ed il vissuto di “vita di coppia” dall'infanzia alla vita attuale. Tutte le storie sono precedute da presentazione e protocollo dell'intervistato e seguite da un commento tematico conclusivo diviso secondo i temi guida delle mie interviste. Infine l’undicesimo capitolo di questa terza parte del lavoro mostra le preziose informazioni fornitemi dai quattro “testimoni speciali” cioè adulti, di diverso ambito professionale, che lavorano tutti i giorni a stretto contatto con i ragazzi di strada; mi sembra, infatti, indispensabile un occhio esterno alla realtà della strada, ma pur sempre interno alla cultura del Guatemala.

            La ricerca termina con il capitolo sulle conclusioni tratte dal confronto tra le storie di vita, per farne risaltare i punti in comune, ma allo stesso tempo analizzarne le differenze valorizzando l'unicità di ogni storia, e infine dalla rielaborazione delle informazioni ottenute sia dalle storie che dalle interviste ai “testimoni speciali” che vengono sintetizzate e schematizzate.

            In questa ultima parte tengo in considerazione anche le riflessioni derivanti dalla mia partecipazione a due sedute terapeutiche di gruppo condotte dalla psicologa del movimento, dalle chiacchierate informali con molti ragazzi e ragazze di strada, dai numerosi e spontanei racconti che condividevano con me, nonché dall’osservazione costante dei soggetti della mia ricerca e degli altri ragazzi o ragazze che incontravo nel mio lavoro in strada.

            Durante il mio soggiorno di tredici settimane in Guatemala (13 Gennaio2005 - 11 Aprile 2005) ho tentato di far sì che la mia ricerca potesse essere condotta con il distacco minimo necessario per svolgere un’indagine di questo tipo, ma anche da un punto di vista il più possibile interno al contesto in cui mi trovavo. Questo processo è stato facilitato in me non solo dal fatto che tornavo in un luogo già conosciuto, ma anche dal primo mese e mezzo di permanenza in cui non ho effettuato la raccolta di storie di vita, né le interviste ai testimoni speciali, ma ho semplicemente seguito e svolto come volontaria le attività del movimento. Queste prime settimane sono state di grande importanza per conoscere le ragazze ed i ragazzi a cui avrei potuto proporre l’intervista, per farmi conoscere da loro in modo tale da far scomparire il timore di aprirsi, nonché per osservare l’ambiente onde poter maggiormente comprendere i fenomeni che avrei messo al centro del lavoro e le storie che avrei in un secondo momento ascoltato.

            Ho agito così allo scopo di minimizzare il più possibile la distanza sia culturale che personale con i ragazzi e le ragazze di strada, con cui ho comunque continuato, come volontaria fino al termine del mio soggiorno, le attività proposte dal movimento affiancando gli accompagnatori sia nel lavoro di strada che in quello all'interno del MoJoCa, nonché nella partecipazione a seminari di formazione e riunioni d'equipe. Al termine dei tre mesi trascorsi  a città del Guatemala potevo, senza ombra di dubbio, affermare che la fonte di arricchimento personale maggiore me l'avevano data i ragazzi e le ragazze di strada con la loro amicizia e con il loro modo di reagire, davanti alle avversità della vita, con dignità, spirito di lotta e senza mai smettere di sorridere.