memorie + Carlita + 2006 Aprile - estratto dalla testimonianza di Gerardo

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La morte è un incontro quotidiano nella strada. Molti di voi sanno della morte di Carlita, la madre di Gerardo, una ragazza allegra, socievole, della quale molte persone che sono venute in Guatemala si ricordano con affetto. Da alcuni mesi, viveva alla “Terminal” (capolinea di molti autobus che vanno nel Nord del paese). La “Terminal”, come la diciottesima strada, è uno dei luoghi dove si sono formati i primi gruppi di strada. È un quartiere popolare pieno di vita. Non è facile camminare nelle strade ingarbugliate tra gli autobus e i tavoli pieni di frutta, di verdure che quotidianamente  arrivano dai campi.

Nella “Terminal” c’è un luogo detto “el hoyo” (il buco), pieno di bordelli e di cantine dove si vendono alcol micidiale e donne, anche minorenni. Un posto, si direbbe squallido e pericoloso, in apparenza lontano dai nostri valori morali, ma che manifesta l’intensità della vita e non manca di solidarietà..

In questo luogo viveva Carlita. Lei non offriva servizi sessuali per sopravvivere, chiedeva l’elemosina per pagarsi un posto per dormire e il pessimo alcol che consumava nella cantina che le serviva da casa. Dopo l’apertura della casa dell’Otto Marzo, sono andato con Mayra e Luvi per cercarla. La padrona della cantina, che non voleva rinunciare al suo guadagno, ci disse che se n’era andata, ma grazie a una ragazza che poteva avere sedici anni, dolce, dallo sguardo triste, che teneva in braccio un bambino di qualche mese e che per sopravvivere offre servizi sessuali, siamo riusciti a rintracciarla. Subito, Carla ha accettato di entrare alla casa dell’Otto Marzo, però era già troppo tardi, dopo due giorni è stata ricoverata in ospedale dove e morta 10 giorni più tardi. Quando andavamo a trovarla, diceva che voleva tornare nella sua casa, una casa dove visse solo due giorni. Il suo corpo è stato vegliato nella casa del Mojoca dalle sue compagne e compagni che durante tutta la notte hanno pregato, pianto, cantato canzoni di amicizia e d’addio, ricordato episodi della sua vita. L’indomani in mattinata, una buona cinquantina di ragazze e ragazzi l’hanno accompagnata al cimitero centrale. Anche le ragazze hanno voluto portare sulle loro spalle, non un’immagine, ma il corpo stesso di Cristo crocefisso nella strada.

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Gerardo